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giovedì 24 gennaio 2013
La coperta 'strattonata'
L’altra notte stavo leggendo. E fin qui, niente di eccezionale. A un certo punto un passo: “Mario dice di aver visto delle figure paranormali e non scherza, e Mario non dice bugie”. Niente di eccezionale neanche in questo caso. Il fatto è che mi ha riportato a certi racconti di mia nonna. A uno in particolare: lei che, da bambina, se ne sta a letto sola, nel bel mezzo della notte, sente la coperta venir tirata verso il basso, la coperta scende, lei si solleva a riprenderla, una mano gelida la tocca, lei ripiomba addormentata. Ora, io non crederei a mezza parola di questa storia normalmente. Perché ci penso ancora allora? Perché mia nonna è come il buon vecchio Mario: non scherzava al riguardo e non diceva bugie.
Torniamo a me e all’altra notte. All’1:00 ho chiuso il libro e gli occhi. Ma li ho riaperti di scatto quando, verso le 4, la mia coperta è stata strattonata verso l’alto. Ho ripensato al libro e alla coperta di mia nonna, alle presunte presenze ignote e alle più presunte impressioni fallaci. Non parliamo di coperte oggi, mi dispiace. Parliamo di fantasmi e esseri inquietanti.
Senza dubbio
Comincio con tre libri che ti piazzano di fronte quelli che son fantasmi senza se e senza ma. L’angelo nero, ad esempio, di Tabucchi. Sono racconti, questi, dove la vita comune e concreta di persone assolutamente comuni e concrete viene intralciata e diretta da presenze nere, malvagie. Piombano improvvisamente, senza che tu possa individuare l’inizio di tutto, né, similmente, la fine.
Secondo autore che non lascia spazio a equivoci, perché son proprio spettri i signori di cui parla, è Michele Mari. Non so se conosci già quest’autore italiano dei giorni nostri; se la risposta è no, il mio umile consiglio è che dovresti. In Fantasmagonia, per tornare ai nostri spiriti, Mari è chiaro: “per fare un fantasma occorrono una vita, un male, un luogo”. Sono più di trenta le vite e i luoghi che ci tratteggia davanti, e più di trenta gli spettri che li intaccano: scrittori famosi di tempi andati, personaggi che definire bizzarri è dire poco, e addirittura protagonisti dei canti danteschi.
Infine, un classico. Se si discorre di libri e fantasmi non citarlo è uno scempio. Il giro di vite di Henry James è un capolavoro che distorce l’infanzia da età innocente e età inquietante, e è pure un giallo impeccabile. Ti basterà cominciare a leggerlo, e diventerai quella povera istitutrice senza neanche accorgertene, parola dopo parola.
Fantasmi, o quasi
Ora torniamo in una dimensione più simile a quella in cui io mi sono risvegliata l’altra notte, riassumibile con: “non sono mica così sicuro che quello che ho sentito era proprio quello che penso di aver sentito”. La morte muove e perde in sette mosse sta in questo limbo: sette racconti, sette momenti diversi, sette persone reali che non hanno nulla a che fare tra loro. Ciò che le accomuna: il contatto con qualcosa d’indefinibile e sinistro nel bel mezzo della tranquilla vita quotidiana.
Infine, un libro che alla parola “fantasma” dà un’accezione particolare. Con Oggetti smarriti e altre apparizioni, Beppe Sebaste ha condotto una ricerca insolita: quella degli oggetti che sono stati perduti da qualcuno. Un esempio: le carte d’identità; infinite, innumerevoli. Ebbene, questi oggetti sono per Sebaste tracce, non solo di certe nostre abitudini sociali, ma anche di una nostra specificità interiore: quella di andare alla ricerca più dell’assenza che della presenza. E un fantasma è questo: è ciò che manca.
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