I
"mattoni" sono quei libri che, poveracci, sono sempre stati denigrati
come noiosissimi, che i professori c’hanno magari obbligato a leggere, e
che creano sbadigli al solo nominarli. Questo *post nasce per questa
nobile causa: riscattarli! Per capire che c’è ben poco da sbadigliare.
Il Re dei Mattoni:
I promessi sposi di Alessandro Manzoni.
Cattolico barboso l’autore, insopportabile morigerata Lucia, giovane insignificante Renzo. Ricordo questi di commenti in classe, al liceo (espressi con linguaggio meno moderato, magari). L’estate scorsa ho ripreso in mano il libro, per scoprire se fosse vero, come avevo sentito da persone fidate, che fosse un capolavoro. Lo è.
Innanzitutto :
per quanto riguarda il cattolicesimo di Manzoni, nel libro si vede piuttosto come la fede prenda il volto di chi la veste. Per fare un esempio: Lucia è incrollabile (o quasi, e Manzoni il dubbio ogni tanto lo avanza) nel seguire i precetti, la madre Agnese lo è molto meno, e li usa a proprio comodo quei precetti.
Poi, un motivo per cui, col
senno di poi, mi ringrazio da sola per averlo riletto è questo:
raramente ho trovato una riproduzione tanto precisa della psicologia
comune. Sia dell’uomo come singolo (che combatte tra la ragione e il
“guazzabuglio del cuore umano”), sia dell’uomo che diventa folla e
alimenta e crede a voci infondate.
In più: quando i personaggi si muovono e parlano, lo fanno come ci muoviamo e parliamo noi realmente. Nessun fantoccio, i personaggi sono persone che prima o poi incontriamo o che ogni tanto siamo.
Infine, non sto scherzando, ci sono momenti non poco divertenti. Spesso ne è Renzo il protagonista, Renzo che non raramente appare come un povero sempliciotto (mi viene in mente un’altra parola, ma non posso scriverla qui).
Si va dalla sbornia in taverna, a un singolare episodio finale. Quando gli abitanti del paese, che hanno tanto sentito parlare di Lucia e dei patimenti di Renzo per lei, e per questo se l’aspettano di una bellezza rara, si ritrovano davanti non dico una racchia, ma qualcosa di simile, fanno sapere al giovane, senza tanto tatto, la loro impressione al riguardo.
Renzo difenderà la sua amata con ogni lode, ci sarebbe d’aspettarsi… La sua risposta è invece più o meno questa: “E chi v’ha mai detto che fosse bella? Io v’ho sempre e solo detto che era una brava ragazza”.
In più: quando i personaggi si muovono e parlano, lo fanno come ci muoviamo e parliamo noi realmente. Nessun fantoccio, i personaggi sono persone che prima o poi incontriamo o che ogni tanto siamo.
Infine, non sto scherzando, ci sono momenti non poco divertenti. Spesso ne è Renzo il protagonista, Renzo che non raramente appare come un povero sempliciotto (mi viene in mente un’altra parola, ma non posso scriverla qui).
Si va dalla sbornia in taverna, a un singolare episodio finale. Quando gli abitanti del paese, che hanno tanto sentito parlare di Lucia e dei patimenti di Renzo per lei, e per questo se l’aspettano di una bellezza rara, si ritrovano davanti non dico una racchia, ma qualcosa di simile, fanno sapere al giovane, senza tanto tatto, la loro impressione al riguardo.
Renzo difenderà la sua amata con ogni lode, ci sarebbe d’aspettarsi… La sua risposta è invece più o meno questa: “E chi v’ha mai detto che fosse bella? Io v’ho sempre e solo detto che era una brava ragazza”.
***
Questo
può essere considerato “mattone” in senso letterale. A prenderlo in un
unico volume cartaceo, ci si dovrebbe far aiutare a reggerlo dopo un
quarto d’ora di lettura. Per questo il più delle volte lo si trova
diviso in volumi.
A torto, nel caso dei Fratelli Karamazov, così come di qualsiasi libro di Dostoevskij, che non è pesante, non è noioso, due definizioni che si equivalgono, nel significato, app
A torto, nel caso dei Fratelli Karamazov, così come di qualsiasi libro di Dostoevskij, che non è pesante, non è noioso, due definizioni che si equivalgono, nel significato, app
licato a un libro, del termine “mattone”.
Com’è Dostoevskij allora? Ad esempio:
- è “interno”: non nel senso che c’è un Dostoevskij in ognuno di noi, bensì nel senso che la sua caratteristica principale è stata quella di voler provare a entrare nella mente e nei corpi delle persone, vedere cosa succede quando si smuovono certi sensi o certi pensieri;
- è dinamico: toccare un terreno come quello dell’interiorità umana, intendendo con questa la psiche, o lo spirito, o la parte sensitiva, non può che portarci in un contesto vivace, movimentato, frenetico, dove l’ultima cosa che si rischia di fare è annoiarsi.
Personaggi come quelli creati da Dostoevskij ce ne sono pochi. Freud stesse pare gli debba parecchio, la psiche non l’ha di certo inventata lui.
Insomma, in breve, io del russo posso dir questo: se volete per un po’ trovarvi a faccia a faccia con ciò che di voi stessi meno accettate e meno dite, o con ciò che di voi stessi meno potreste accettare e potreste dire, leggete Dostoevskij.
Com’è Dostoevskij allora? Ad esempio:
- è “interno”: non nel senso che c’è un Dostoevskij in ognuno di noi, bensì nel senso che la sua caratteristica principale è stata quella di voler provare a entrare nella mente e nei corpi delle persone, vedere cosa succede quando si smuovono certi sensi o certi pensieri;
- è dinamico: toccare un terreno come quello dell’interiorità umana, intendendo con questa la psiche, o lo spirito, o la parte sensitiva, non può che portarci in un contesto vivace, movimentato, frenetico, dove l’ultima cosa che si rischia di fare è annoiarsi.
Personaggi come quelli creati da Dostoevskij ce ne sono pochi. Freud stesse pare gli debba parecchio, la psiche non l’ha di certo inventata lui.
Insomma, in breve, io del russo posso dir questo: se volete per un po’ trovarvi a faccia a faccia con ciò che di voi stessi meno accettate e meno dite, o con ciò che di voi stessi meno potreste accettare e potreste dire, leggete Dostoevskij.
***
Solitamente
i russi sembrano soltanto un popolo freddo. Se si pensa ai russi
dell’Ottocento, si crede siano anche un popolo arretrato, una manica di
pastori e contadini governati dallo zar. Poi, magari, un giorno prendi
in mano uno di quei tomi da 800/1000 pagine scritti, ad esempio, da
Tolstoj, e capisci che c’è molto di più.
Prendiamo Anna Karenina. Tutti conosciamo il suo nome, ma alzi la mano
Prendiamo Anna Karenina. Tutti conosciamo il suo nome, ma alzi la mano
chi ha letto tutto il romanzo. O meglio, chi ha mai avuto il coraggio
di affrontarlo. Magari hai detto: “Facciamo un’altra volta”, “Adesso non
ho tempo”, “Pesa troppo per leggerlo mentre vado a lavorare”. La mia
risposta è: Non sai cosa ti stai perdendo.
Anna Karenina è un mondo completo dentro un romanzo, è la storia di una donna divisa tra l’amore per il figlio e un nuovo uomo, con tutti i risvolti di scandalo che questo comportava all’interno dell’alta borghesia russa. In più c’è la fede, in più c’è la gelosia, in più c’è la contrapposizione tra città e campagna. Insomma, quando dico che si tratta di un mondo, non sto esagerando.
Con la consueta lungimiranza della critica letteraria, il libro era stato definito “un romanzo frivolo dell’alta società“. Certe abitudini bisogna dire che non si perdono mai, e a volte come diceva qualcuno è meglio leggere i libri che vengono stroncati dalla critica, piuttosto che quelli che ne vengono esaltati.
E poi, diciamocelo, Anna Karenina assomiglia tanto alle storie che troviamo nei giornali scandalistici, anche se ambientato nell’Ottocento. Con in più la possibilità di non doversi giustificare nella lettura come invece avviene con Novella 2000. E facendo anche una bellissima figura in società.
Anna Karenina è un mondo completo dentro un romanzo, è la storia di una donna divisa tra l’amore per il figlio e un nuovo uomo, con tutti i risvolti di scandalo che questo comportava all’interno dell’alta borghesia russa. In più c’è la fede, in più c’è la gelosia, in più c’è la contrapposizione tra città e campagna. Insomma, quando dico che si tratta di un mondo, non sto esagerando.
Con la consueta lungimiranza della critica letteraria, il libro era stato definito “un romanzo frivolo dell’alta società“. Certe abitudini bisogna dire che non si perdono mai, e a volte come diceva qualcuno è meglio leggere i libri che vengono stroncati dalla critica, piuttosto che quelli che ne vengono esaltati.
E poi, diciamocelo, Anna Karenina assomiglia tanto alle storie che troviamo nei giornali scandalistici, anche se ambientato nell’Ottocento. Con in più la possibilità di non doversi giustificare nella lettura come invece avviene con Novella 2000. E facendo anche una bellissima figura in società.