Mi stai leggendo e parlo in modo diverso
cambia il ritmo, arriva prima il capoverso.
Questa non è la solita prosa, esatto
lo spazio occupato dalle parole appare contratto.
Non sono matta, non c’è esaurimento
se le frasi procedono nel suono per accoppiamento.
È che ho voluto tirar fuori la rima
che con una musica diversa t’imprima
Ecco dei titoli la cinquina
per la recensione di questa settimana.
Parliamo basso
Bukowski. Alla signora Lynne Bronstein che aveva scritto una lettera indignata al L.A. Free Press
per ciò che lo scrittore v’aveva pubblicato, sostenendo che “la poesia è
una forma d’arte. Come tutte le forme d’arte è soggettiva e non ha
organi sessuali”, Bukowski rispondeva: “Non so le sue poesie Lynne, ma le mie hanno” tutti gli attributi del mondo (diciamo con altre parole). Sono d’accordo. E così vorresti fare lo scrittore ne è una prova.
Italiano con tutti gli attributi poetici a posto è Guido Catalano. L’anno di nascita è il 1971, la città è Torino, dove tiene spesso reading che nulla hanno a che fare con la noia
(se è la noia la prima cosa a cui, mi dicono, si pensa, se s’osa
pronunciare l’espressione “reading di poesia”) e che mi chiedo cosa
aspetto ad andare a vedere e sentire. Piuttosto che morire m’ammazzo.
Altro poeta italiano, sentito poco nominare ma è uno dei migliori: Carlo Bordini.
Che ha in comune questo, con Bukowski e Catalano: ama il linguaggio
comune, il cosiddetto linguaggio basso, che basso non è per niente in
quanto a qualità. Anche quel linguaggio ha completa dignità. Cos’altro
ama Bordini? L’innovazione, la distruzione di ciò che è diventato tradizione.
Poesia in prosa
Ora prosa che s’impiccia di poesia. Il romanzo Il segreto del poeta è di P.G. Kien, che è lo pseudonimo di Paolo Galloni,che è storico. Di che parla ‘sto romanzo? Di un poeta di qualche secolo fa,
nientemeno che Chrétien de Troyes, che si fa un bel viaggio, tra le
terre e tra gli amori e tra vecchi cantori. È divertente, ci sono le
falsità che immagino trovi anche tu ancora oggi, e non c’è un attimo di
tranquillità.
Chiudiamo con Un uomo di passaggio. L’autore è un poeta, questo libro è un romanzo. Ben Lerner
ha messo su il racconto piuttosto autobiografico di un giovane che
vince una borsa di studio per giovani poeti e finisce in Spagna. È un poeta che finge e che mente,
e che non s’accende, lui, che da poeta ci si aspetterebbe invece avesse
sensazioni amplificate e approfondite: “provavo una specie di euforia
per quella improvvisa incapacità di provare emozioni”.
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