...Le notti di maggio possono essere pensose,
sia perché inizia a far caldo e magari può risultare difficile prendere
sonno, sia per chi ha appena terminato un lento e lungo trasloco di
casa, sia perché con l’arrivo della bella stagione si svegliano
gli amori e allora… addio riposo! Il cervello (e soprattutto il cuore!)
vanno a mille e le notti diventano dolcemente pensose.
Di notti pensose di maggio scrive Tagore – più volte ricorre maggio nelle poesie del Premio Nobel per la letteratura 1913. Il suo pensiero è dovuto al fatto che ha visto una donna che tutti chiamano Nera ma che per lui è, al contrario, luminosissima. Anzi, è nera come il fresco messaggio che porta con sé l’uragano estivo, come l’ombra del bosco che rinasce dopo la pioggia, come il desiderio di un segreto amore.
"Nel villaggio i vicini la chiamavano
Nera – ma lei nel mio cuore è un giglio.
La luce scendeva, fasciata dalle nuvole,
quando l’ho vista la prima volta in un campo:
aveva il capo scoperto, il velo sollevato,
i suoi capelli scendevano sul collo raccolti in trecce.
Può essere Nera, come la chiamano,
ma da quando ho visto i suoi occhi
io sono felice.
L’ansia del cielo annunciava il monsone.
Entrò nella capanna quando sentì
la mucca pomellata muggire di paura.
Voltò un momento i grandi occhi alla nuvole,
sentì in alto il movimento
della tempesta imminente.
Io stavo in mezzo al campo di riso.
Se m’ha notato lo sa solo lei.
È nera come il messaggio dell’uragano estivo,
come l’ombra del bosco rinato,
come il desiderio di un amore segreto
in una pensosa notte di maggio."
Di notti pensose di maggio scrive Tagore – più volte ricorre maggio nelle poesie del Premio Nobel per la letteratura 1913. Il suo pensiero è dovuto al fatto che ha visto una donna che tutti chiamano Nera ma che per lui è, al contrario, luminosissima. Anzi, è nera come il fresco messaggio che porta con sé l’uragano estivo, come l’ombra del bosco che rinasce dopo la pioggia, come il desiderio di un segreto amore.
"Nel villaggio i vicini la chiamavano
Nera – ma lei nel mio cuore è un giglio.
La luce scendeva, fasciata dalle nuvole,
quando l’ho vista la prima volta in un campo:
aveva il capo scoperto, il velo sollevato,
i suoi capelli scendevano sul collo raccolti in trecce.
Può essere Nera, come la chiamano,
ma da quando ho visto i suoi occhi
io sono felice.
L’ansia del cielo annunciava il monsone.
Entrò nella capanna quando sentì
la mucca pomellata muggire di paura.
Voltò un momento i grandi occhi alla nuvole,
sentì in alto il movimento
della tempesta imminente.
Io stavo in mezzo al campo di riso.
Se m’ha notato lo sa solo lei.
È nera come il messaggio dell’uragano estivo,
come l’ombra del bosco rinato,
come il desiderio di un amore segreto
in una pensosa notte di maggio."