È andata così: tre giorni fa sono salita in auto, diretta in un piccolo paesino della zona. La radio non passava niente che mi andasse di
ascoltare. La coda dell’occhio m’ha fatto intravedere una soluzione: Polli d’allevamento di Gaber sul sedile accanto, come fosse stato dimenticato lì da qualcuno (in realtà questo qualcuno ero io).
Inserito nell’autoradio, mi ha ricordato una canzone che non ascoltavo da
un paio d’anni, nonostante, tra quelle di Gaber, sia una delle mie
preferite: La festa.
Poi ho pensato che pochi giorni dopo sarebbe stato il 25 aprile, e pochi giorni dopo ancora il 1 maggio.
L’argomento dellrecensione di questa settimana è venuto da sé: parliamo della festa, qualunque cosa significhi.
Feste generali e particolari
A volte è tutta una festa. A volte, o meglio negli
anni 20, e non ovunque ma a Parigi. “Se hai avuto la fortuna di vivere a
Parigi da giovane, dopo, ovunque tu passi il resto della tua vita, essa
ti accompagna perché Parigi è una festa mobile”, scrive Hemingway quando giovane non lo è più. Festa mobile
è la memoria di quegli anni grandiosi in cui il vecchio Ernest era
povero ma felice, sconosciuto, inizialmente affamato ma poco dopo carico
di vizi e agi, in un’esistenza mai ferma, in un tripudio di movimento.
Altre volte non è tutta una festa, ma è una festa in particolare. Per esempio quella di
chiusura di una casa editrice. Giovanni Robertini, giovane scrittore di casa nostra, ha preso quest’
Ultimo party
come pretesto per una galleria umana che gli stava sul groppo da un
po’: quella delle professioni del panorama culturale in Italia. Dallo
stagista all’intellettuale di sinistra al tamarro consapevole.
Festa unica e precisa è anche
quella di Capodanno. Per
Ximen Nao, creatura di
Mo Yan,
quello del 1950 è un Capodanno diverso dagli altri: “- È nato!
Spalancai gli occhi e vidi il mio corpo coperto di un liquido
appiccicoso,
disteso dietro le chiappe di un’asina”.
Ucciso, ora si è reincarnato. Da asino sarà toro e così via, fino a
quando, cinquant’anni di storia cinese dopo, tornerà uomo. E siamo di
nuovo a un Capodanno, quello del nuovo millennio.
***
Feste di Paese
Per chiudere,
due feste di paese, o meglio di Paese. La prima cade il
4 luglio: è il Giorno dell’Indipendenza negli Stati Uniti.
Focalizziamoci meglio: siamo a metà degli anni 90, in auto, ci sono un
uomo e una donna, il primo è un senatore, l’altra una segretaria. C’è un
incidente. È successo tutto veramente, e la grande
Carol Oates ne ha fatto un romanzo che c’intrappola in quell’auto che affonda nell’
Acqua nera dell’Indian River.
Infine,
ciò che abbiamo festeggiato ieri, quella liberazione di 68 anni fa. Non so se tu c’eri, 68 anni fa, a liberare l’Italia, io no. C’era
Pesce però, che l’ha raccontato in un diario, questo diario si chiama
Quando cessarono gli spari,
e va dal 23 aprile al 6 maggio del 1945. Siamo a Milano, e Pesce ci fa
capire cos’abbia significato essere un partigiano in quei giorni (e non
solo), come lo è stato lui.