mercoledì 13 febbraio 2013

Strane, geniali, incredibili Invenzioni...


Per me ieri è stata una giornata regolare fino a metà mattinata. Quando ho eseguito una veloce ricognizione delle notizie delle ultime ore. Prima le solite cose, quelle che ormai leggiamo tutti i giorni da una settimana a questa parte: la propaganda elettorale, gli imperdibili aggiornamenti sul Festival di Sanremo, gli imperdibili regali per San Valentino, il Carnevale, il freddo, la neve, il gelo,gente che si dimette… poi, improvviso, qualcosa di diverso.
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Non ho potuto neanche fare a meno di lasciargli un po’ di spazio nel blog. Gli ammerigani si sono inventati una roba geniale, un oggetto incredibile. Un’invenzione tanto importante che se non hai già un iPad, correrai subito a comprarne uno.
Si tratta di un sostegno per iPad con tanto di rotolo di carta igienica. Finalmente la comodità di cui avevamo bisogno.
Potevo forse esimermi dal dedicare la newsletter di oggi a ciò che la mente umana, poderosa, è in grado d’inventare? No, non potevo.




 
Da toccare con mano

Un giorno la figlia di Antonio Cianci chiede ad Antonio Cianci: “Chi ha inventato la zip?”. Lui non ne ha idea. Da quel momento vuole sapere tutto su chi ha inventato gli oggetti d’uso comune. Eureka! è frutto di questa sua nuova ossessione che deve alla curiosità infantile. Da croissant e caffè, nati insieme (altrimenti che colazione sarebbe), a cotton fioc e cerotti, venuti fuori da relazioni coniugali (no, non in quel senso), racconta la storia di 100 inventori sconosciuti che hanno cambiato le nostre vite in maniera irreversibile.
Steven Johnson direbbe che quei 100 inventori non hanno avuto un colpo di genio. In Dove nascono le grandi idee spiega, attraverso esempi che coinvolgono campi diversi, che il pensiero che un bel giorno qualcuno abbia un lampo intuitivo e partorisca un’invenzione rivoluzionaria è sbagliato. Le grandi idee sono “reti”, e per avere una grande idea, consiglia Johnson, “lasciate che altri sfruttino le vostre idee; prendete in prestito, riciclate, reinventate”. Le invenzioni non sono isolate genialità, ma conseguenze di un ambiente.
Un povero bianco di Sherwood Anderson sembrerebbe confermare questa teoria. Protagonista è Hugh Mc Vey, un inventore di macchine agricole che si ritrova spiazzato in un ambiente che non è più quello in cui la sua creatività funzionava. Ora pullulano invenzioni di un nuovo tipo, che trionfano sui tempi. C’è poco da fare, anche se nella sua realtà “non c’era quel continuo e assordante rumore di macchine e nuovi progetti in azione. Sembrava che l’umanità fosse disposta a prendersi un tempo per conoscere se stessa”, quest’inventore deve reinventare se stesso se inventore vuole restare.


Invenzioni inventate

Ci sono poi invenzioni astratte, come l’invenzione di un concetto. Poco dopo la fine della Seconda Grande Guerra, il New York Times scrive “I teenagers sono un’invenzione americana”. Jon Savage, che è esperto di giovani e musica, ha scritto L’invenzione dei giovani per dire che in realtà non fu una trovata estemporanea, ma la conseguenza di dinamiche sociali. La prima avvisaglia di quello che sarebbe stato il teenager si può scovare addirittura in Barrie, autore di Peter Pan. La categoria dei giovani c’era già, non fu inventata. Piuttosto fu inventata come merce da esportare in tutto il mondo e a cui vendere, vendere, vendere.
Infine, le invenzioni non ancora inventate. Giovanni Bignami è un astrofisico, con un curriculum di tutto rispetto. Si è posto da sé una sfida: indovinare quali saranno le scoperte e innovazioni che cambieranno l’umanità da qui al 2062. Cosa resta da scoprire parla di trasporto di iceberg fino a Pantelleria, di computer che rivoluzioneranno il concetto d’intelligenza, di immortalità. Capito? Per Bignami non è escluso che diventeremo immortali. Il segreto sta in una parola soltanto: silicio.

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