Siamo a Marzo.
Ho letto da qualche parte che questo mese segna i primi 40 del primo disco di Tom Waits, 'Closing Time'. Non appena ho scoperto di quest’anniversario, mi è tornato in mente che nell' album c’è una canzone che mi piace tanto: 'Martha', in cui "Old Tom Frost” telefona a un suo vecchio amore, un amore finito per qualche motivo (che fosse un buon motivo o meno) proprio dopo 40 anni.
Mi son chiesta se Tom Waits abbia mai pensato, mentre scriveva Martha, anche solo per un attimo, a come sarebbe stato lui quarant’anni dopo. Beh, eccoli arrivati, i famosi 40 anni dopo.
Il secondo fatto mi è accaduto a distanza di poche ore, ho preso in mano 'Watchmen', un fumetto che consiglio: ho letto un capitolo dedicato interamente alle date, al tempo scandito, e agli orologi.
Capitolo chiuso da una frase di Einstein:
“La conquista dell’energia atomica ha cambiato tutto tranne il nostro modo di pensare… La soluzione a questo problema risiede nel cuore dell’umanità.
Se solo lo avessi saputo avrei fatto l’orologiaio”.
Libri su orologi e tempo: la recensione di oggi è dedicata a loro.
Ho letto da qualche parte che questo mese segna i primi 40 del primo disco di Tom Waits, 'Closing Time'. Non appena ho scoperto di quest’anniversario, mi è tornato in mente che nell' album c’è una canzone che mi piace tanto: 'Martha', in cui "Old Tom Frost” telefona a un suo vecchio amore, un amore finito per qualche motivo (che fosse un buon motivo o meno) proprio dopo 40 anni.
Mi son chiesta se Tom Waits abbia mai pensato, mentre scriveva Martha, anche solo per un attimo, a come sarebbe stato lui quarant’anni dopo. Beh, eccoli arrivati, i famosi 40 anni dopo.
Il secondo fatto mi è accaduto a distanza di poche ore, ho preso in mano 'Watchmen', un fumetto che consiglio: ho letto un capitolo dedicato interamente alle date, al tempo scandito, e agli orologi.
Capitolo chiuso da una frase di Einstein:
“La conquista dell’energia atomica ha cambiato tutto tranne il nostro modo di pensare… La soluzione a questo problema risiede nel cuore dell’umanità.
Se solo lo avessi saputo avrei fatto l’orologiaio”.
Libri su orologi e tempo: la recensione di oggi è dedicata a loro.
***
Scandiamolo!
Proseguo con ciò che al tempo dà una forma riconoscibile. L’orologio. Simenon scrisse un libro, ben diverso dai gialli per cui più è conosciuto, dedicato a un uomo che di mestiere fa quello che Einstein avrebbe voluto fare col senno di poi: l’orologiaio. Ma non è il solo aspetto per cui il tempo è protagonista nell’Orologiaio di Everton. Lo è anche per il ripetersi di uno stesso identico fatto a 15 anni e mezzo di distanza, e lo è, visibile, in una foto che l’orologiaio osserva a un certo punto della storia.
Poi c’è il pendolo, che a proposito di tempo presenta questa qualità: l’isocronismo. Cioè, in poche parole, le sue oscillazioni impiegano tutte esattamente lo stesso lasso di tempo a compiersi. Se parliamo di pendolo viene in mente quasi automatico quello di Foucault, e in un attimo quello di Eco. Il pendolo di Foucault è un romanzo con facce diverse, che racconta i Templari, l’occultismo, la magia, presunti complotti, e si prende gioco, divertendo, di alcuni di questi.
Di data in data
Infine, qualche data. Nel 1932 s’incontrano a Copenaghen i maggiori fisici del momento. Cade un anniversario quell’anno: sono passati 100 anni dalla morte di Goethe. Come celebrano gli scienziati? Inscenando una parodia del Faust, nome del poema e dell’uomo che vende l’anima al diavolo in cambio di tutta la conoscenza del mondo. Gino Segrè in Faust a Copenaghen ci racconta questi fisici, così “diversi l’uno dall’altro come i membri di qualsiasi gruppo: ci sono i socievoli e gli introversi, i donnaioli e i fedeli, i girovaghi e gli stanziali. Alcuni erano astemi, altri bevevano troppo”.
Nella Casa degli incontri di Martin Amis si viaggia nel tempo col protagonista che narra: dal 1946, quando arrivò in un Gulag, al 1956, quando suo fratello uscì trasformato dalla cosiddetta “casa degli incontri”, al 2004, che è l’anno in cui la Russia la guarda da lontano, e riconsidera gli avvenimenti: “dopo aver radunato i fatti (..) mi sono ritrovato davanti a un informe mucchietto (…) Così ho cercato di dargli una sia pur minima configurazione”.
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