Do per scontato che si sappia chi sia Saviano. Lo do talmente per scontato che neanche il nome scrivo (avessi detto: “do per scontato tu sappia chi sia Roberto” sarebbe stato un altro par di maniche). Questa settimana s’è reso protagonista di una vicenda che mi ha portato al tema della recensione di oggi. In breve: è emerso che forse una telefonata che lui raccontò di aver ricevuto dalla madre di Peppino Impastato, Felicia, non è mai avvenuta. Ci sono state testimonianze, giudicate “fonti attendibili” durante un processo, a sostenerlo. La notizia è stata ripresa da qualche sito, ne è nata una pagina facebook con vari meme per ironizzarci su (l’esempio più diretto), e Saviano due giorni fa ha deciso di chiarire la propria versione. Quella telefonata gli sarebbe giunta grazie a una certa ragazza, che avrebbe fatto da tramite; una certa ragazza appassionata degli articoli che lui allora, ancora sconosciuto, scriveva. Qua il punto non è se quella telefonata ci sia mai stata, ché io non lo so né posso azzardare di sapere, qua il punto è che m’ha fatto pensare all’argomento da trattare: la bugia.
Nei romanzi
“Mi chiamo Michael Salter, e sono morto”. Giusto per cominciare bene, prendiamo le Bugie bianche di Andrea Gillies. E partiamo subito con una grossa menzogna: Michael è morto, ma la famiglia dice a tutti che se n’è andato di sua volontà. Perché? Il punto è questo, ed è il punto attorno a cui ruota la tarantella di bugie che ballano tutti.
E quando pensi che finalmente qualcuno stia dicendo la verità sui
fatti, niente: anche quel qualcuno, si scopre, sta mentendo. E magari
neanche lo sa.Lo sapeva invece Nicky, che la tendenza alla fandonia ce l’aveva cronica. Peccato sia scomparsa. Ora, questo è solo l’incipit di Il senso della frase di Pinketts. Si aggiungono del grottesco, dell’ironia, un po’ di umanità assurda e disperata, e una donna che improvvisamente pretende di essere Nicky, dice le stesse sue bugie, ma Nicky non è. È una ladra di bugie. Ma ce l’ha davvero il senso della frase, quello che “se lo possiedi, permette a una tua bugia di essere, se non creduta, almeno apprezzata”?
C’è un classico della letteratura italiana che in quanto a bugie ha lasciato il segno. Nella Coscienza di Zeno è Zeno Cosini a narrarci le vicende della propria vita sconclusionata. Ma all’inizio, ancora prima del suo racconto, leggiamo uno scritto del suo psicanalista, che ci avverte, senza mezzi termini, che il paziente dice sì verità, ma anche enormi bugie. E allora, da lettori, cosa rara, sappiamo da subito che non possiamo fidarci a occhi chiusi delle parole del narratore che l’autore c’ha posto davanti.
Saperne di più
Infine, un po’ d’informazione sulla menzogna. Ad esempio sulla sua storia.
Com’è stata concepita nei secoli? E com’è stata applicata nell’arte, in
politica, nella letteratura, in filosofia, e nella vita stessa? Ce lo
racconta la Breve storia della bugia di Maria Bettetini. Da Shakespeare a Dylan Dog, dalla bugia a fin di bene a quella d’interesse, dalla menzogna umana a quella degli dei.È bene, anzi ottimo, informarsi anche sulle bugie che ci mettono nel carrello. Dario Bressanini è impegnato da anni su questo fronte, con vari scritti e un blog assolutamente attivo. Con Le bugie nel carrello ci insegna a saper leggere l’etichetta dei prodotti che troviamo al supermercato, a smascherare le millanterie pubblicitarie dell’industria alimentare, a conoscere un po’ di storia di certi prodotti che pensiamo siano antichi o tradizionali ma in realtà non lo sono affatto.
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