Eccomi qua, reduce dalla Notte Bianca, con due occhiaie da paura, e con le mie recensioni.
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Lui è tornato, Timur Vermes: abbiamo un narratore d’eccezione: Hitler. Però non siamo negli anni 30 né in quelli 40, è il 2011. Come Elvis, Hitler non è affatto morto nel 1945, solo che si è risvegliato adesso e non ha idea di quello che è successo nei 66 anni trascorsi. Si ritrova in una Berlino che non riconosce, va dalla gente dicendo chi è, nessuno gli crede, e finisce addirittura per essere ingaggiato in TV. Il problema è questo: che di nuovo capisce come prendere consenso, e di nuovo riscuote successo. Lui è tornato in Germania è stato un caso letterario, e pare che sia il libro che abbia più venduto all’appena finito Salone del Libro di Torino.
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L’imitatore di voci, Thomas Bernhard. Alla base un’idea che da sola basta a farti venire voglia di mollare qualsiasi cosa tu stia facendo e aprire il libro. Abbiamo un cronista obiettivo che ci restituisce una serie di fatti, un cronista che riesce a imitare qualsiasi voce (da qui il titolo). E come sempre con Bernhard, caustico e ironico come pochi su uomo e società, il reale e il grottesco non sono poi così distanti. Anzi.
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Don Milani, Mario Lancisi: a proposito di sacerdoti con gli attributi, sacerdoti che hanno voluto fare ciò che teoricamente il loro mestiere gli chiede di fare, se si va a vedere la Parola di cui la loro religione si fa portavoce, e dico “a proposito” perché pochi giorni fa ci ha lasciato proprio uno di questi sacerdoti, che la propria vita l’ha messa al servizio dei più persi e emarginati; a proposito di certi sacerdoti, dicevo, questo libro racconta cosa fece Don Milani, che pensò a un nuovo modo d’istruzione e buttò tutto il suo impegno nel dare la possibilità anche a chi socialmente non ce l’aveva d’istruirsi davvero.
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Molto forte, incredibilmente vicino, Jonathan Safran Foer: c’è chi Foer lo conosce per Ogni cosa è illuminata, chi per Se niente importa. Ora si aggiunge questo suo secondo
romanzo del 2005, uno dei primi a trattare il “post 11 settembre”. Siamo
a New York, siamo dietro lo sguardo di un ragazzino, e abbiamo come lui
una chiave in mano, trovata per caso nel magazzino di nostro padre.
Cosa apre quella chiave?Non basta, alla narrazione s’aggiungono foto della città e lettere del passato.
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