Chiarisco l’oggetto, che ti ha chiamato in causa: intendo dire che potrebbe succedere che tu pubblichi un libro, cominci a venderlo bene, poi molto bene, poi alla grande, per il beneficio del tanto ambito passaparola e per le tue capacità in quello che potremmo definire senza vergognarci “spam senza pietà”. Potrebbe capitare poi che il titolo di questo libro arrivi a me, che io lo legga, lo trovi il libro dell’anno o il capolavoro del secolo e lo infili violentemente in un post del mio blog,brandendolo come fosse un ariete (l’arma, non l’animale, per carità).
Come sarebbe possibile tutto questo, se entrare nel raggio d’attenzione di un editore è impresa titanica? Col self-publishing, che si sta liberando del marchio di pubblicazione di basso livello (“ti sei pubblicato da solo perché non ti pubblica nessuno”) e si sta affermando come nuova realtà editoriale. Si può pubblicare bene e roba buona col self-publishing.
Se poi sei alle prime armi nel settore, o se sei un esperto di qualche ramo del settore, sappi che ora c’è il Forum del Self Publishing: con l’incontro tra le proprie conoscenze e le conoscenze altrui si fa sempre circolare l’aria migliore.
Numeri grossi
Il secondo esempio viene dagli Stati Uniti, dove non è l’unico caso di self-publisher ad aver venduto migliaia o milioni di copie: Stephen Leather con Il sotterraneo. Anche in questo caso siamo nel thriller, ma a New York, e il killer è seriale. Leather si autopubblicò, cominciò a vendere circa 2000 copie al giorno, e anche per lui arrivò infine il contratto da un grosso editore.
Ma come faccio?
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