Non potevo esimermi per par condicio. E anche perché lo faccio con piacere.
Classe 1956, non tanto alta ,come me, attualmente bionda dopo un passato di capelli neri, mantenere la casa è il suo mestiere, gli oggetti particolari da collezione la sua passione, la cura dei 3 grossi cani - e il gatto- un’altra questione.
Si chiama Emanuela, per gli amici Manuela- senza la 'E'- per mio padre, solamente, Manu, per me e mio fratello mamma, per i cani ' Esemplare Alfa' o Capobranco.
Ha fermezza, si ride insieme spesso, è dispensatrice di motti secondo lei popolari che in realtà nessuno conosce, ha la pazienza e l’intelligenza di mantenere la calma quando chi le è accanto, come me, si prende il lusso di perderla.
Con ritardo per la Festa della Mamma, accenno così alla mia, e vi consiglio 5 libri a
tema.
Con e senza
A. M. Homes dice che l’esser madre prevede spesso questo: voler prendere qualcosa dai propri figli,
consumarli in un certo senso, ed è quello che Jody sente che sua madre
fa. Sua madre che è madre adottiva. E va dalla psicologa allora, che è
Claire, ma neanche lei sta tanto bene, perché è una madre che ha dovuto
fare una rinuncia e ci fa ancora i conti. In un paese di madri insinua
un’ossessione in progressione, senza lasciar da parte quell’ironia che
per la Homes permette di parlare delle cose in maniera più seria.Mary è invece portatrice di una maternità intraspecie. In che senso? Nel senso che i suoi figli li ha avuti da rapporti con alieni, ed è a loro che pensa quando è in viaggio verso altre galassie per lavoro. È una “terrana” esperta in comunicazione con gli extraterrestri, che siano farfalle o indefinite intelligenze.Memorie di un’astronauta donna è considerato da molti il miglior romanzo di un’ottima scrittrice scozzese, Naomi Mitchison, usa un futuro inventato per parlare di diversità e c’infila dentro anche la questione della maternità.
Poi c’è Brooklyn senza madre. Portò il successo a Jonathan Lethem, che di Brooklyn è figlio e ne fu orfano per un po’. Finché non ci tornò e scrisse questo bel romanzo, che è un po’ un noir. Abbiamo al centro Lionel Essrog.Caratteristiche particolari: sindrome di Tourette. Il che a Lethem serve per 3 cose: sovvertire il genere, perché al posto di un pacato detective stile Humphrey Bogart c’è quest’uomo privo di controllo; dare una metafora di una certa condizione umana e della condizione di scrittore, il cui mestiere è governare le parole; linguisticamente dar briglia sciolta a sfoghi e giochi di parole.
Madri da alimentare
Georges Simenon e
sua madre non si scambiarono mai troppe parole, né troppa comprensione.
Due semi-estranei che condussero vite parallele. Quando Simenon seppe
dal medico che a sua madre, Henriette, mancava poco tempo, andò a
trovarla all’ospedale. Lei disse: “Perché sei venuto Georges?”, non parlarono neanche allora, ma si scrutarono. C’era il tentativo di capire.Lettera a mia madre è
il libro in cui Simenon parla di sé senza il filtro della fiction. E
quello per cui ricevette più lettere, di protagonisti di rapporti
materni quasi identici al suo.
Infine, un titolo con cui affrontare il tema della maternità nella maniera più seria. Non so se te la senti… Pasta Madre ti
racconta cos’è questo lievito che dà un sapore in più a pane, focacce,
dolci, dispensa dritte su come crearlo, rivitalizzarlo e mantenerlo in
vita (come fosse un figlio, sì), fornisce variegate ricette, e fa tutto con lo stile di un racconto.
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