... Oggi, con l'equinozio, inizia l'autunno: termina la stagione 'estiva'- anche se questo anno proprio estate non è stata!- e inizia questa stagione di mezzo, che ci prepara al grande inverno..
Salutiamo la nuova stagione che arriva con una poesia autunnale in piena regola:
è di Domenico Gnoli (1838-1915) e ha per titolo
'Nel viale'
***
Sedemmo nel bruno viale.
Ell'era velata d'affanno,
come avesse una notte ferale
dimenticato una nube
sulla sua fronte. Nel core
ci singhiozzavano i giorni
dell'amore. La sua mano
leggere con un brulichìo
di moti tremanti d'addio,
come sulal tastiera
d'un cembalo muto, parlava
un lunguaggio strano
nella mia mano.
Su' tronchi de' neri cipressi,
fra i rami dell'ilici nere
spargeva il tramonto riflessi
di soli morti; nel fondo
era disteso un parato
di porpora logora; in terra
era un silenzio di foglie
gialle. Ad un soffio di vento
si rianimarono, come
scosse dallo sgomento
della morte, e il volo
tentarono lungo il viale,
ansiose di ricomporsi
in nuova forma vitale.
Parevano un nuvolo d'ale
le povere foglie cadute,
ma stanche ricaddero al suolo
immobili, mute.
Attorno era una lontananza
di tempi, di luoghi, d'amore.
Era disciolta la danza
lieve dell'ore, le cose
era fra loro ritrose.
Tutto disgiunto, tutto
lontano, perfino la mano
che mi palpava; e nel vano
d'un'ampiezza infinita
ricercavo invano
la mia vita.
Ell'era velata d'affanno,
come avesse una notte ferale
dimenticato una nube
sulla sua fronte. Nel core
ci singhiozzavano i giorni
dell'amore. La sua mano
leggere con un brulichìo
di moti tremanti d'addio,
come sulal tastiera
d'un cembalo muto, parlava
un lunguaggio strano
nella mia mano.
Su' tronchi de' neri cipressi,
fra i rami dell'ilici nere
spargeva il tramonto riflessi
di soli morti; nel fondo
era disteso un parato
di porpora logora; in terra
era un silenzio di foglie
gialle. Ad un soffio di vento
si rianimarono, come
scosse dallo sgomento
della morte, e il volo
tentarono lungo il viale,
ansiose di ricomporsi
in nuova forma vitale.
Parevano un nuvolo d'ale
le povere foglie cadute,
ma stanche ricaddero al suolo
immobili, mute.
Attorno era una lontananza
di tempi, di luoghi, d'amore.
Era disciolta la danza
lieve dell'ore, le cose
era fra loro ritrose.
Tutto disgiunto, tutto
lontano, perfino la mano
che mi palpava; e nel vano
d'un'ampiezza infinita
ricercavo invano
la mia vita.
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