Balla questo bambino di Remy Charlip così come ballava il protagonista di ' Fortunatamente' (anch’esso
 edito da Orecchio acerbo). Il primo danza al ritmo delle fusa del suo 
unico specialissimo gatto, il secondo in balia di accidenti fortunosi 
quando non. Entrambi flessuosi si chinano, avvolgono, s’allungano e 
distendono, compiono capriole e balzi. Ma con una sostanziale 
differenza, Fortunatamente era tutto un grand jeté solitario, qui si tratta di un pas de deux
 in cui un ballerino esperto vorrebbe che un ballerino per nascita, 
quale è il suo gatto, s’adattasse alla coreografia da lui pensata: Stai 
ben dritto, girati un po’, resta fermo, lasciati portare. Il bimbo 
insiste, gli prepara un carretto per trasportarlo, vorrebbe costringerlo
 in un maglione, gli prepara addirittura un bel lettino. La 
confusione all’inizio sembra dettata da un fraintendimento: non si 
tratta di un peluche, ma di un gatto vero. Morbido, sì, soffice, 
certamente, ma vivo eccome! Quel gatto è assolutamente il suo gatto e 
perciò deve fare quello che lui gli ordina.
Ma non funziona, non va e non va, Mio 
Miao è un gatto e in quanto tale danza seguendo una musica che è sua 
propria e che pochi altri sentono, uno solo ascolta. Tutto sta a 
mettersi nella pelle degli altri, proprio come ha fatto in una fortunata
 e bizzarra giornata Peter, il protagonista de L'Inventore di sogni
 di Ian Mc Ewan: entrato nella pelle del proprio gatto ronfante scopre 
come sia fastidioso essere afferrati e portati da una stanza all’altra o
 come sia complessa la giornata altrui, sebbene sembri semplicissima. 
Non è sempre possibile entrare materialmente nella pelle degli altri ma 
qualcosa si può provare a fare in questo senso.
Perché se nelle pagine a sinistra, in 
maiuscolo (talvolta grassetto della voce del bimbo) su un fondo giallo 
si stagliano ben ferme e in nero le parole del bimbo, esplicato il punto
 di vista (che ingenuamente e teneramente altro non vuol significare se 
non: ti adoro e sei il mio unico specialissimo gatto) si passa all’altra
 campana, sulla destra, stesso sfondo giallo intenso, stesso maiuscolo 
deciso, stavolta rosso, del gatto.
E per chi abbia anche solo avuto 
un’unica occasione di accarezzare un gatto dalla testa lungo la schiena 
fino alla punta della coda pensando di avergli donato la gioia più 
intensa per poi vederlo scappar via all’inseguimento di un pezzetto di 
carta smosso dall’aria sarà chiaro: i gatti amano, amano profondamente, e
 per questo loro saper amare sanno qual è il limite da non valicare per 
restare sé stessi, per godere delle proprie abitudini, per andar fieri 
delle proprie capacità, per potersi fidare e essere degni di fiducia. E 
Mio Miao non lesina i miagolii per spiegarsi per bene: “[e] se voglio 
dormire|mi trovo un nascondiglio|dove nessuno possa|gridarmi: ora 
ti piglio”; “mi piace quel che mangio|mangio quel che mi piace|gioco 
quando mi va”.
È un albo che parla con grazia questo Mio Miao, il mio unico specialissimo gatto fatto dal testo di Sandol Stoddard
 e dalle illustrazioni di Remy Charlip (ballerino oltre che autore di 
libri per bambini).
Mio Miao è adatto a bambini 
dai tre anni in su, le parole del bimbo e del gatto arrivano forti e 
chiare anche se i genitori potrebbero trovarsi un po’ smarriti dinanzi a
 bimbi che affermano con aria decisa: “hai visto, mamma? Posso mangiare 
quando mi pare e dormire dove voglio io!”. Smarriti sì, ma sorridenti 
giacché in fondo il punto di vista del gatto alla ricerca 
dell’indipendenza e dell’affermazione di sé rimane condivisibile, è 
quello dei bambini è sempre un altro punto di vista.
 Buona Lettura!!
 Paola & Minou





 

