mercoledì 6 febbraio 2013

..Quando noi si era piccoli....


Lunedì pomeriggio passeggiavo. Interessante, lo so… A un certo punto ho sentito schiamazzi: tre bambini, due maschi e una femmina, stavano correndo concitati in un giardino. Il più grande guidava gli altri due: “Svelti svelti! Dai, su, corriiiii!”. Si precipitavano da un punto all’altro, seguivano traiettorie illogiche, sfrecciavano ridendo e disperati allo stesso tempo. Infine si sono rifugiati in cima a uno scivolo, e il capo ha lanciato l’ultimo grido: “Dai che ti prendeeee!”. Ho capito allora: fingevano di essere inseguiti da qualcuno. Forse si erano accordati prima su chi fosse questo qualcuno, forse ciascuno dei tre s’immaginava la propria minaccia.
Fatto sta che io ero esclusa da quella dimensione. Ho pensato a quando anch’io giocavo immaginando e basta. Ora non potrei più farlo, non potrei correre lungo le strade ridendo e gridando agli altri: “Attenti, vi prende!”. Io, purtroppo, mi vergognerei, gli altri chiamerebbero il 118.
Oggi vi parlo di politica.
Sto scherzando, parliamo d’infanzia.



***
 
Ripensarci da grandi

Il primo libro che m’è venuto in mente è Tu, sanguinosa infanzia… che dal titolo non sembra promettere bene, lo so. Sono racconti, questi di Michele Mari. Ci sono i mostri e le creature fantastiche che da bimbi trattiamo come reali, c’è il fatto che un banale evento possa diventar cruciale e drammatico quando si ha 8 o 9 anni, e poi c’è l’inevitabile crescita, di fronte alla quale puoi provare a conservare da feticista tutti i vecchi giocattoli quanto puoi, ma il tempo avrà la meglio, “delapiderai” l’infanzia. Sappi che “se hai venti giochi e ne conservi diciotto, sei già fritto”.
Anche Florina Ilis ha guardato all’infanzia da adulta, nella Crociata dei bambini. Abbiamo due treni in partenza: uno pieno di “grandi”, benestanti, l’altro di “piccoli”, pronti alla colonia estiva. Poi ci sono tre monelli di strada. Ecco il fatto: il secondo treno verrà dirottato. Dai fanciulli stessi. S’instaurerà a bordo una micro-società, qualcuno rifletterà sulla libertà, e la Ilis su molte altre cose: ad esempio sull’importanza che a una certa età si debba poter preoccuparsi soltanto di giocare su uno scivolo immaginandosi inseguiti da chissà chi.

Ci sono adulti che sono pagati per pensare agli infanti: quelli che lavorano alla Lego. L’azienda danese è in piedi dal 1932, ne ha passate tante, si è vista mettere in crisi da giochi ben più interattivi di un mattoncino di plastica, ma ha resistito. In ottima forma. Perché si è rinnovata. L’intera storia, le idee guida di una simile impresa, te la raccontano un giornalista, un manager e un professore di Storia Economica della Cultura in Lego Story. Dove si scopre che oggi i Lego vengono usati anche dove s’insegna a diventar manager.


La fiaba

Genere letterario dell’infanzia per eccellenza è la fiaba. O almeno così ci siamo abituati a pensare. Sbagliando. Prendi le fiabe dei fratelli Grimm, quei due tedeschi che in patria sono ricordati anche per lingua e politica, ma che da noi sono arrivati soprattutto per le fiabe popolari che hanno raccolto e riscritto e diffuso. Biancaneve, Cenerentola, Cappucetto Rosso, per dire le più note. Ebbene, ci fosse una fiaba in cui manchi il sangue, qualche smembramento corporeo, qualche assassinio. Walt Disney ha ripulito tutto senza lasciar traccia.
Italo Calvino ci aiuta a far luce sul genere. A un certo punto della sua carriera letteraria, fece un po’ quello che avevano fatto i Grimm: rintracciò le fiabe più importanti della tradizione italiana, le tradusse dal dialetto, e le raccolse. Un lavoro che gli valse una conoscenza sull’argomento non indifferente, grazie al quale potè permettersi di scrivere un libro su un genere tanto arduo e dai mille significati: Sulla fiaba. Così potrai capire che certe storie che t’hanno raccontato, andavano raccontate in modo del tutto diverso. Ci vorrebbe un’altra infanzia, e vederne i risultati.