giovedì 28 agosto 2014

Il rientro dalle ferie è SEMPRE traumatico.

Lunedì notte, ore 3: mi sveglio e giustamente ho fame. Vado in cucina a mangiare. Finito, torno verso la camera. La luce in corridoio non l’accendo. Sbatto il mignolino del piede contro la porta, dò una spallata al muro e ci sbatto pure  la testa. Riesco a raggiungere il letto, mi addormento e naturalmente inziano gli incubi dovuti alla digestione lenta..

Tutto questo per introdurre la prima carrellata di recensioni post-ferie.. che tratta di

              Incubi, realtà e deliri.



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LE NERE ALI DEL TEMPO, di Diane Setterfield
Will Bellman ha dieci anni e quattro giorni quando corre con gli amici a giocare nei campi vicino al fiume, dove i corvi scendono in picchiata in cerca di larve. «Scommetto che riesco a colpire quell'uccello» dice euforico, indicando il ramo più alto di una quercia lontanissima. Un'impresa decisamente fuori dalla sua portata. In un silenzio da rito mistico cerca la pietra più adatta, liscia e tondeggiante, carica la sua fionda perfetta, si prepara al lancio con i muscoli tesi e il cervello che calcola la direzione esatta. Will è un tiratore esperto, ha vista buona e mano ferma, si esercita molto. E così la pietra parte in volo, talmente lenta da far sperare che l'uccello nero riesca a volare via. Ma l'uccello non si muove e la pietra completa il suo arco. Il corvo stramazza a terra. Il mattino dopo Will si sveglia con la febbre altissima, e per una settimana suda e urla di dolore nel suo letto, tutte le forze di bambino tese in un'unica grande sfida: dimenticare quello che è accaduto al fiume. Molti anni dopo, Will Bellman è un uomo di successo, dirige il grande opificio di famiglia, ha una bella moglie e figli amatissimi. Improvvisamente, però, una serie di episodi sinistri comincia a distruggere tassello dopo tassello quella vita che ha così magnificamente costruito. Lutti e disgrazie si presentano con sempre maggior frequenza, come le apparizioni dello sconosciuto vestito di nero che sta all'ombra del camposanto. Un uomo che forse esiste o forse no, e che un giorno avvicina Will per proporgli uno strano affare: perché non aprire insieme un negozio nel pieno centro di Londra, il primo emporio del lutto, dove trovare tutto ciò che serve per affrontare le situazioni di cordoglio, dalla bara all'ombrello? Will accetta. Gli affari decollano, la fortuna sembra benedirlo di nuovo, e inizia quasi a credere che il passato possa essere finalmente dimenticato. Ma i corvi non hanno dimenticato...

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ARRIGONI E L'OMICIDIO DI VIA VITRUVIO, di Dario Crapanzano
Milano, marzo 1953: Flavio Villareale, cinquantenne, attore, regista e proprietario del Teatro Imperiale, un elegante edificio liberty in zona Stazione Centrale, viene trovato senza vita nel suo appartamento di via Vitruvio, a due passi dal teatro. A scoprire il cadavere è Umberto Calcaterra, socio di Flavio e amministratore del teatro. L'esame del medico legale riscontra i segni inequivocabili di una morte per soffocamento: Flavio Villareale è stato ucciso. Trovare l'assassino è compito degli uomini del Commissariato Porta Venezia, guidati dal commissario capo Mario Arrigoni, convocato sul luogo del delitto al ritorno dalla interminabile festa di matrimonio del suo vice, Salvatore Mastrantonio, fresco sposo alla tenera età di cinquantaquattro anni. Il viaggio di nozze priverà Arrigoni dei servigi non proprio indispensabili del vice, a favore di quelli ben più brillanti dell'ispettore Giovine. I primi colloqui già mettono in evidenza la personalità della vittima, geniale artista ma pessimo soggetto: assatanato di sesso, dedito a pratiche sadomasochistiche, non esita a sfruttare il suo fascino e la sua posizione per sedurre ogni bella donna che incontri sul suo cammino. Come se ciò non bastasse, pesanti ombre arrivano anche dal passato: mussoliniano fino al fanatismo, pare abbia denunciato oppositori veri e presunti del regime all'Ovra, la polizia segreta fascista, non senza ricavarne un tornaconto personale. Toccherà al commissario Arrigoni risolvere il mistero, tra giovani e bellissime attrici, suggeritori ottuagenari e camerati non troppo pentiti... Per concludere che, ancora una volta, con un po' di generosità e meno egoismo, non ci sarebbero stati né morti né assassini. Dopo lo straordinario successo dei primi quattro romanzi torna Mario Arrigoni, il commissario dal volto umano, capace di comprendere le ragioni di tutti, innocenti e colpevoli. E tornano i luoghi e le atmosfere degli anni '50, con usi e costumi quotidiani di cui resta oggi solo un vago e dolce ricordo, descritti alla perfezione da Dario Crapanzano, una delle voci più originali e autentiche della grande scuola lombarda del noir.

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A SANGUE FREDDO, di Truman Capote
 Pubblicato nel 1966, "A sangue freddo" suscitò una serie di polemiche di carattere letterario ed etico-sociale. L'autore venne accusato, tra l'altro, di voyerismo cinico, per aver voluto registrare "oggettivamente" un fatto di cronaca nera, anzi di violenza gratuita, avvenuta nel cuore del Middle West agricolo: lo sterminio brutale di una famiglia da parte di due psicopatici. Nel libro, la visione puntuale delle dinamiche della vicenda, ottenuta grazie all'assidua frequentazione dei due colpevoli, giustiziati dopo un processo durato sei anni, è filtrata e riscattata attraverso una sapiente rielaborazione stilistica.
 Il fatto...
Due giovani, Perry Edward Smith e Richard Eugene Hickock, usciti di carcere in libertà vigilata, fidandosi di una vaga informazione relativa all'esistenza di una cassaforte in casa di un agricoltore, si dirigono ad Holcomb, la città del Kansas dove questi vive con sua moglie e due figli. Nella notte, penetrati nella casa, dopo aver cercato invano il denaro, Smith ed Hickock uccidono l'intera famiglia per nulla. Inizia così la loro fuga mentre la polizia brancola nel buio, non trovando alcun movente al delitto. Ma un'informazione proveniente dal carcere mette la polizia stessa sulle tracce dei due che, catturati per il furto di un'automobile, dopo un lungo interrogatorio, confessano le loro colpe.

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giovedì 14 agosto 2014

☼ Chiuso per Ferie ☼



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Piccola Libreria Andersen chiuderà per ferie da

VENERDI' 15 AGOSTO
a MERCOLEDI' 20 AGOSTO


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(.. mi ritroverete tra i libri da Giovedì 21 )



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martedì 5 agosto 2014

Effetti Naturali...


Come 'femmina', da qualche anno uso dei cosmetici, e da qualche tempo cerco di stare attenta ai cosmetici naturali che non fanno male alla pelle.. Dopo i cosmetici, la stessa preoccupazione  l’ho applicata anche agli shampoo: solo 'roba' naturale.  

Se non fosse per un piccolo particolare , scoperto non appena, dopo la doccia, ho posato il phon. Avrò pure rispettato i miei capelli, ma nonostante l’etichetta promettesse profumo di mimosa e miele, la mia testa era in pratica una candela alla citronella.
Per carità eh, ho passato la serata alla sagra di paese e di zanzare neanche l’ombra, ma non è esattamente il massimo avere la chioma odorosa di candelotto alla citronella anti-zanzara..


                     Oggi si recensiscono dei libri 'naturali'.




In teoria e in pratica

 C’è una cosa che ci viene naturale, forse è la cosa che più ci viene naturale: respirare. Ecco, metti il caso che la cosa più naturale fosse invece artificiale: Ricardo Piglia, argentino, ha scelto quest’idea per titolare un suo capolavoro: Respirazione artificiale, dove, tra le trame che si ramificano perfettamente lungo il libro, si respira ciò che tende a soffocare qualsiasi impulso naturale: l’oppressione. Non è un caso, visto il luogo e il tempo in cui il libro fu scritto.

Ora, per tornare a me e ai miei capelli, un libro di tutt’altro genere. Una guida pratica, cioè, per chi si mette in testa non uno shampoo alla citronella ma l’idea di farsi da sé i cosmetici usando ingredienti soltanto naturali. Attenzione, però, Cosmesi naturale pratica non è solo questo: è anche un manuale sull’alimentazione, su certi prodotti che si trovano in vendita al supermercato, e non si fa mancare neanche qualche ricetta di cucina.


Dall’inizio alla fine

Per chiudere, natura dal principio alla fine. Ovvero: prima dalla nascita,dall’inizio della vita. Crearla artificialmente, la vita, viene visto come una specie di sacrilegio da alcuni, come un argomento troppo delicato da altri. Philip Ball, che ha la passione di scrivere di scienza, in Non è naturale ha voluto spiegarci che la diffidenza, che a volte diventa ripugnanza, verso l’argomento è cosa “recente”. Nei miti e nelle leggende, di vita artificiale, ce n’è in abbondanza. E poi ci racconta come stanno scientificamente le cose, al momento.

Infine la fine. Lo so, non è il massimo chiudere una lettera con l’immagine della morte, ma, che ci vogliamo fare, purtroppo è naturale. C’è un tipo di morte che però non lo è per niente: l’omicidio. E c’è un tipo di omicidio che viene percepito come uno dei picchi degli atti contro natura: l’uccisione del padre. Grazie per il fuoco di Benedetti è un bel romanzo che si ficca nella testa del figlio, che ha questa voglia, e ce lo spiega per bene eh, il perché, tanto per bene che siamo quasi tentati di dirgli: “Ma sì, fallo”. Lo farà?

I PENSIERI OZIOSI DI UN OZIOSO: libro per un’oziosa vacanza ☼




Estate, tempo di riposo e di ozio: quale migliore lettura allora di un libro come quello di Jerome K. Jerome che ci propone oziose riflessioni?

Un libro con questo titolo
I pensieri oziosi di un ozioso: libro per un’oziosa vacanza 
sembra adattarsi perfettamente allo stile vacanziero di questi giorni; eppure, sebbene potrebbe all’apparenza evocare disimpegno e relax, riserva delle sorprese. E ciò fa piacere a chi, pensa che l’estate non debba per forza essere il momento in cui si stacca completamente il cervello. Tutto, dalla televisione al cinema, passando per l’editoria, suggerisce frivolezza e superficialità ad ogni costo. Come se pensieri un po’ più profondi potessero rovinare il divertimento.

Jerome Klapka Jerome, il geniale autore di 'Tre uomini in barca' e 'Tre uomini a zonzo', partendo dall’elogio di una certa forma di pigrizia 

“È impossibile godere la pigrizia fino in fondo se non si ha parecchio lavoro da compiere. Non è affatto divertente non far nulla quando non si ha nulla da fare. Perdere il tempo diventa una mera occupazione, allora, e un’occupazione tra le più affaticanti. L’ozio, come i baci, per esser dolce deve essere rubato.“ 

lascia scorrere la penna sui più svariati e universali temi (l’innamoramento, il tempo, la timidezza, la povertà, la memoria...) con l’ironia e la lucidità che lo contraddistinguono. Ed è sorprendente accorgersi di quanto le sue riflessioni, nate più di un secolo fa, siano attuali. Segno che fosse un grande conoscitore della natura umana, o che, forse, evolversi in alcuni campi sia per l’uomo impossibile.

La raccolta I pensieri oziosi di un ozioso è dedicata alla sua pipa, compagna di ozio dell’autore, ed è composta da quattordici articoli indipendenti tra di loro..

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