..Ci sono romanzi dei quali è difficile parlare, per il soggetto, per 
la reputazione dell’autore, per l’aura che li avvolge e persino per la 
storia che caratterizza i loro manoscritti. E’ il caso delle 
“Centoventi giornate di Sodoma”, la prima e anche la più estrema opera  di 
de Sade
 scritta nel 1785 in soli trentasette giorni, all’interno della prigione
 della Bastiglia e dissimulata fino al luglio del 1789. Vergato a 
calligrafia minuscola sulle due facce di un rotolo di carta fine lungo 
12,10 e composto da foglietti di 12 centimetri di larghezza incollati 
uno all’altro, il testo così occultato resterà una delle spine del 
fianco del suo autore, che piangerà “con lacrime di sangue” la 
convinzione che sia stato bruciato durante la Rivoluzione.
Ma de Sade non sa che è stato recuperato dal 
cittadino Arnoux de Saint-Maximin, che l’ha rivenduto alla f
amiglia del Marchese de Villeneuve-Trans che lo conserverà per tre generazioni per poi cederlo nel 1900 a 
Iwan Bloch,
 dermatologo, psichiatra e inventore della sessuologia che si 
preoccuperà di farlo pubblicare in edizione tedesca, infarcita di 
errori, uscita solo qualche anno dopo sotto pseudonimo.
            
                        
            
              
Passato di mano in mano arriva per interessamento della famiglia di mecenati del 
visconte Charles de Noailles e di Marie-Laure Bischoffsheim, imparentata alla lontana con de Sade (già sostenitrice del film L’Age d’or, di Luis Buñuel e Salvador Dali) a 
Maurice Heine,
 ex-giornalista, editore e scrittore che lo riedita con cura fissando la
 versione di riferimento, pubblicata sotto la dicitura “pour 
bibliophiles souscripteurs” al fine di aggirare la censura. Ma le 
vicissitudini non finiscono qui, perché la figlia della coppia Nathalie 
eredita il manoscritto e lo affida nel 1982 all’amico editore 
Jean Grouet, che lo vende per 300 000 franchi all’imprenditore svizzero appassionato di 
curiosa, 
Gérard Nordmann. Scoperto il furto inizia un lungo braccio di ferro transfrontaliero che ha visto l’entrata in campo dell’italiano 
Carlo Perrone,
 figlio di Nathalie de Noailles, desideroso di recuperare il prezioso 
bene. Anche Gérard Lhéritier, collezionista e creatore del Musée des 
lettres et manuscrits, di Parigi si era mostrato interessato, ma le cose
 potrebbero prendere un nuovo tornante e riportare l’opera in Francia.
Il suo contenuto (adattato al cinema da Pasolini) sarebbe talmente insostenibile da figurare a buon titolo nel saggio 
“La Littérature et le Mal” di Georges Bataille, da spingere la 
Corea del Sud a decretare un divieto per “oscenità estrema”
 e ad ordinare la conseguente distruzione di tutti gli esemplari 
presenti sul territorio. Quel che resta é soprattutto un gioiello 
letterario al centro di una complessa contesa, come testimonia 
l’estratto dell’articolo di Le Monde: 
".. Nessun dubbio che (de Sade) avrebbe apprezzato la sordida
 battaglia che si accanisce oggi intorno al manoscritto delle Centoventi
 giornate di Sodoma. Una storia di furto, di passioni e di denaro 
naturalmente. Una lotta che non sarebbe dispiaciuta al Divin Marchese e 
potrebbe arrivare ad un lieto fine. Due famiglie di collezionisti e la Bibliothèque nationale de France (BNF)
 tentano di trovare un terreno d’intesa per metter fine a venticinque 
anni di conflitto, in Francia e in Svizzera, per far entrare il 
documento nelle collezioni nazionali. Una trattativa dal considerabile 
budget, di più milioni di euro, e ad alto rischio, visti gli altri 
predatori in attesa, ma che secondo Parigi sarebbe “ben avviata”. "