mercoledì 27 marzo 2013

Libri & stanze da letto ...


Mi diceva un'amica che negli ultimi giorni ha cambiato tre letti nel giro di tre notti. 
Tre camere da letto diverse. Non è in viaggio, né ha deciso di darsi all’ ”amore libero”. 
Venerdì scorso è finita a dormire nella mansarda di un’amica, che è poi la sua dimora. Sabato ha optato per il letto del  fratello, che ora vive a Milano, domenica invece non le è sembrato male sdraiarsi su quello della sorella, che non era da nessun’altra parte, era a casa, ma aveva fatto la stessa scelta che avevo fatto lei la notte prima: guanciale del  fratello. 
Strano? Non tanto:
per quanto riguarda me, quando in casa ci sono letti liberi che non siano il mio, mi butto su quelli piuttosto che sul solito materasso. Ho l’impressione di dormire meglio.
Detto ciò, questa sorta di gioco dell’oca dei letti ci porta alla recensione di oggi. Che ci fa proseguire il gioco, entrando in camere da letto varie e non nostre.


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Di casa e di hotel

Partiamo con uno che molti chiamerebbero Maestro. Non sto per consigliarti i Vangeli, bensì un romanzo di spionaggio, con gran dosi d’ironia e movimento, e dialoghi magistrali, come Elmore Leonard, ormai si sa, è in grado di giostrare. E questa giostra procede sempre più rapidamente, ingarbuglia e tende le cose fino alla soluzione finale, che esplode proprio là, Su nella stanza di Honey.

In Due storie sporche la camera da letto è il luogo in cui succede quello che la facciata esterna, di una coppia o di sé, non può mostrare. È solo una volta chiuse le porte che qualcuno si dà a ciò che realmente desidera. Nelle vite costruite da Alan Bennett, la stanza da letto diventa l’unico spazio in cui ci si esprime onestamente con se stessi. Che si tratti di una vedova di una certa età, o di un marito e di una moglie apparentemente innamorati.

Se sono a volte gli uomini a cambiar continuamente stanza, è vero anche il contrario: ci sono stanze che continuamente cambiano uomini. Quelle di un albergo ad esempio. Tommaso Pincio ha costruito un Hotel a zero stelle e quattro piani, dove incontriamo Melville, Landolfi, Wallace, Borroughs, Kerouac, e altri. Con l’invito al lettore “a costruirsi un proprio albergo, o una propria dimora (se preferisce), con i suoi ospiti, con i suoi percorsi, con i suoi personali inferni e paradisi”.


Se si è in due

La stanza da letto è un luogo intimo. Condividerla con qualcuno richiede intimità. Il Leo di Tondelli non se la sente: continuamente in viaggio, varia camere come varia città, e ha deciso che non vuole vivere con Thomas. Camere separate, a migliaia di chilometri di distanza, e non se ne parli più. Ché la serenità non è cosa della sua vita, e avere un posto privato in cui ritirarsi è sempre utile, se non necessario.

Quando si è sposati non c’è scelta, non ho mai sentito di qualcuno che proponesse al coniuge camere separate. La condivisione del letto può diventare un inferno, soprattutto se tu sei il marito, sei uno scrittore che sostiene che la coppia si basi solo su interessi egoistici, hai perso la memoria, non sai chi sia la donna che dice di essere tua moglie, questa donna ti racconta di te e di voi, ma mente, e forse neanche tu sei sincero. Sono quei Piccoli crimini coniugali che accadono ogni giorno in ogni casa (o quasi).