venerdì 3 maggio 2013

Recensioni dallo spazio siderale ...


Immagina che ti venga offerto di lasciare la Terra. Metti che la destinazione sia Marte. Tu e altri tre novelli astronauti. Scopo del viaggio: fondare una colonia umana sul Pianeta rosso. Metti che dopo i primi quattro coloni se ne aggiungano altri nel corso del tempo, metti che ti paghino per andartene là e che si selezionino gli aspiranti coloni attraverso un reality. Metti che tutto questo sia vero, perché lo è, e si chiama Progetto Mars One, lanciato da una compagnia olandese.
È previsto che il primo equipaggio raggiunga Marte nel 2023, dopo anni di addestramento tecnico, scientifico, medico, psicologico. Requisiti richiesti: intelligenza, creatività, adattabilità, curiosità, forma fisica quasi perfetta, stabilità mentale, la maggiore età, e un’altezza che sia tra 1,57 e 1,90 metri.
Con un avvertimento: una volta lasciata la Terra, non ci sarà modo di tornare.




Per finta
Ci sono libri che sono già arrivati su Marte, anche molto tempo fa. Un’odissea marziana nel 1934 addirittura, ed è rimasta una delle storie di fantascienza più importanti (come le altre che andrò a presentarti). Ha una qualità notevole: Weinbaum non affibbiò ai marziani la nostra logica, gliene diede una tutta loro, accostando perciò alla visione esclusivamente umana che s’era soliti trovare nei libri di fantascienza una estranea, e parimenti legittima.
Philip Dick in qualche modo mise in scena un Progetto Mars One tutto suo, non finito troppo bene. In Noi marziani gli uomini hanno già colonizzato Marte, spinto i nativi in aree marginali e messo su una bella realtà di palazzoni claustrofobici, trasporti difficili e lavoro continuo e intenso. C’è un bambino autistico che si distacca da questo paesaggio tetro, si chiama Manfred e riesce a vivere nel futuro.


Davvero
Ora lasciamo la fiction, e affidiamoci a due astrofisici. Il primo è Giovanni Bignami, che in I marziani siamo noi imbastisce una fittizia partita di calcio, umaniVSuniverso, per farci capire come la nostra presunta centralità cosmica sia un’illusione. Ci sono decenni di scoperte scientifiche a dimostrarlo: da Galileo alla comprensione che siamo fatti della stessa materia delle altre parti dell’universo alla constatazione che abbiamo ancora un 96% di cosmo da capire.

Secondo astrofisico della lista: Umberto Guidoni, che nello spazio c’è andato due volte, e ha voluto raccontarci le tappe esplorative che i suoi colleghi hanno segnato nel tempo, Dallo Sputnik allo Shuttle. Si parte dal 1957, quando si lanciò il primo satellite artificiale, e si arriva ai progetti di oggi, come quello, guarda un po’, di andare su Marte. E qui torniamo all’inizio della recensione, perché Guidoni dice: “Oggi siamo molto vicini alla possibilità concreta di abbandonare il nostro pianeta”.