martedì 29 ottobre 2013

Dolcetto o.. Libretto?! 5 Consigli per Halloween :-))





... Halloween ...
 .. è alle porte e, con esso, la solita diatriba sul fatto che non essendo una festa della nostra tradizione non dovremmo prenderla in considerazione. Festa o meno è un’occasione come un’altra per leggere qualcosa di particolare e, nello specifico, a tema horror, thriller o, in ogni caso, di “paura”.


Di libri del genere è pieno il mercato e ce ne sono sempre di più, quindi stilare un elenco di quali leggere può essere arduo, dal momento che ognuno ha i propri gusti e il proprio livello di “paura”. Ma io voglio provare a consigliarvi 5 titoli che rientrano tra le mie letture 'spaventose' preferite..

 
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"CARMILLA"
di J. Sheridan Le Fanu

Questo racconto dello scrittore irlandese Le Fenu, sicuramente uno dei modelli del "Dracula" di Stoker che uscirà pochi anni dopo, è una delle più inquietanti e struggenti storie di vampiri che sia mai stata scritta e allo stesso tempo una seducente e diabolica storia d'amore tra due donne.











"L'ALLIEVO"
di Patrick Redmond

“L’allievo” è un thriller psicologico di alta classe contraddistinto da un deliziosa impronta stilistica tipicamente inglese. Redmond è maestro nel narrare ciò che di oscuro pervade l’animo umano, dove sentimenti come l’odio e l’istinto di vendetta sono pesanti come lastre di marmo, dove ritmo serrato e tensione sono insostenibili fino alla sconvolgente sorpresa finale rivelatoria. Lavoro eccellente come in ogni buon thriller psicologico che si professi tale è riservato alla caratterizzazione dei personaggi che ne escono tratteggiati in maniera eccellente; probabilmente in “L’allievo” è descritto uno dei personaggi più inquietanti e crudeli che la mia mente ricordi.





RACCONTI
di H.P. Lovecraft
 
 Autore di numerosi racconti, come Dagon, Il colore venuto dallo spazio, Il richiamo di Cthulhu e L'orrore di Dunwich, e di romanzi, tra cui Il caso di Charles Dexter Ward, Le montagne della follia e La maschera di Innsmouth, oltre ad alcuni racconti in versi, non molto apprezzato dai critici del suo tempo, probabilmente perché troppo straniante, non godette mai di buona fama se non dopo la sua morte. Molte delle sue opere sono state fonte di ispirazione per artisti di tutto il mondo, nella letteratura così come nel cinema e nella musica. Infatti, uno dei maggiori studiosi lovecraftiani, S.T. Joshi, definisce la sua opera come "un inclassificabile amalgama di fantasy e fantascienza, e non è sorprendente che abbia influenzato in maniera considerevole lo sviluppo successivo di entrambi i generi".
 
 
 
"PET SEMATARY"
di Stephen King
 
In una limpida giornata di fine estate, la famiglia Creed si trasferisce in un tranquillo sobborgo residenziale di una cittadina del Maine. Non lontano dalla loro casa, al centro di una radura, sorge Pet Sematary, il cimitero dei cuccioli, un luogo dove i ragazzi del circondariato, secondo un'antica consuetudine, usano seppellire i propri animaletti. Ma ben presto la serena esistenza dei Creed viene sconvolta da una serie di episodi inquietanti e dall'improvviso ridestarsi di forze oscure e malefiche.
 
 
"IL GIRO DI VITE" 
di Henry James
 
In un'atmosfera tesa e allucinante, misteriosa e ambigua, James realizza con grande maestria una delle sue opere più riuscite. Solo in apparenza una storia di fantasmi, Il giro di vite organizza e lega al suo interno una notevole quantità di temi. Asse privilegiato del racconto è però la ripetizione: i due revenants che si accampano sulla scena del romanzo non sono altro che la figura retorica dietro la quale James nasconde, e svela, il problema di ciò che ritorna, di ciò che si ripete. Attraverso l'impiego di una tecnica narrativa "sperimentale" che adotta il punto di vista dei personaggi, James anticipa i procedimenti metaletterari del romanzo del Novecento.
 
 

La casa di Alda...

Il letto sul quale si lasciò ritrarre, e sul quale sono sparsi ad arte alcuni indumenti, la scala che scendeva a fatica, la radio, il telefono, un vecchio pacchetto di sigarette, le chiavi col nastro rosso, il pianoforte, lo specchio sul quale scriveva col rossetto, in vari impeti e la scrivania con quella macchina da scrivere alla quale consegnava pensieri e dolori e che ormai portava al posto della carta una foto famosa. Tra pochi giorni ricorre l’anniversario della morte di Alda Merini, scomparsa nel novembre 2009, eppure la sua casa-museo, ricostruita in una ex tabaccheria di milano, non lontano dalla storica residenza della Merini sui Navigli e pensata come un luogo per la promozione di giovani scrittori e poeti che, almeno per il momento, non è più visitabile.
Chissà cosa ne penserebbe lei, la poetessa che aveva desiderato vedere le porte della dimora tanto amata sempre aperte su quella riproduzione commemorativa di stanze nate al pubblico il primo giorno di primavera del 2011, data di nascita della stessa Alda, scelta anche per la festa nazionale della poesia, testimonianza del continuo rigenerarsi della natura e ormai chiuse..


" La città nuova
Ecco un bianco scenario
per tratteggiarvi l’accompagnamento

degli oggetti di sfondo che pur vivono.
non ne sarò l’artefice impaziente.
Berrò alle coppe della nostalgia,
avrò preteso d’ozio nelle lacrime.."


Alda Merini
(Milano, 21 marzo 1931 – Milano, 1º novembre 2009)



sabato 26 ottobre 2013

Partire ...o no?

Ieri ho avuto il piacere di ascoltare una bella signora libanese raccontare di quando, giovane, se ne andò dal suo Paese e dai bombardamenti.  Mentre divideva con me dei pezzi di cioccolato artigianale (grossi quanto la mia testa), mi raccontava cosa fosse vivere nella paura e nella fuga. Fino a quando ha preso un aereo, ha cambiato i piani che la volevano in Francia, è finita in Italia, e c’è rimasta. Un Paese in cui era dovuta venire non per scelta, brutalmente, e di cui non conosceva nulla, né abitudini né lingua. Ma di questa ha avuto subito un assaggio.
In aeroporto, le prime parole in italiano che le vennero rivolte:
Ah bbbbbonaaaaaa!”.
Il significato l’ha capito mesi dopo.  

Le recensioni di oggi parlano di...
  Emigrazione. 




Definitivamente
Chi ha lasciato il Messico, in cui era nata, ed è andata a New York è Alma Guillermoprieto. Che poi però, per una delusione, s’è spostata di nuovo, stavolta a Cuba: “Mi venne offerto un lavoro nel luogo che meno mi interessava al mondo”, e lei ha accettato. Da allora non è stata più la stessa, perché s’è trasformata in giornalista e ha girato l’America Latina, tra avvoltoi, Ricky Martin, premi Nobel aspiranti governanti, polizia corrotta, narcotrafficanti, giornalisti uccisi. È tutto in Cronache dal continente che non c’è.
  Luigi Di Ruscio ha smesso di andare a scuola in quinta elementare, poi ha letto tanto, grandi autori, e a un certo punto ha sentito Fermo una trappola, è partito per Oslo, ha lavorato in fabbrica a far chiodi, ha composto poesie per cui s’è beccato le lodi di gente come Porta e Calvino, ha scritto Palmiro, il primo romanzo, in cui ha parlato della sua partenza e del suo lavoro, poi pochi anni fa ha scritto il secondo, che si chiama L’allucinazione , ed è tra i miei consigli del mese.

 ***
Temporaneamente
Adesso località di villeggiatura, turismo, viaggi temporanei. Prima in montagna. Il titolo farebbe pensare piuttosto alle partenze definitive appena viste, invece Gli addii , un bel libro dell’uruguaiano Juan Carlos Onetti, che altrove è più che noto, porta un più o meno quarantenne in un paesino di montagna soltanto per curarsi. O meglio, dovrebbe curarsi, ma sembra restio. Noi lo osserviamo, nel suo appartarsi, con gli occhi del droghiere del posto, che ci fa sentire pure falsità e opinioni degli abitanti a lui vicini, e sbirciare lettere destinate a quell’uomo avverso alla compagnia.
Infine il mare. Manduwoc è una località balneare turistica, dove il turismo è scemato anche a causa delle chiacchiere di Luane Devor, di cui una cosa è certa: sta per essere ammazzata. E chi la circonda, e la detesta, sarà a noi che si rivolgerà per fornirsi un alibi. Vita da niente è arrivato ieri in libreria, Jim Thompson. Un uomo che in vita ha tribolato e tribolati sono i suoi personaggi, mai limpidi.




giovedì 24 ottobre 2013

.. ma tu sei Felice?

MA TU SEI FELICE? Un' indagine sulla Felicità

di Daniela Gambino

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Cosa rispondereste alla domanda: “Ma tu sei felice?”. Nel suo libro Daniela Gambino ci conduce tra i sentieri di un'affascinante indagine.

Ma tu sei felice? Una domanda a cui non è certamente facile rispondere per mille motivi. Eppure è una di quelle domande cruciali della vita di ognuno persona. A questo interrogativo cerca di rispondere Daniela Gambino nel libro Ma tu sei felice? Un’indagine sulla felicità in libreria per le Edizioni di Passaggio.

"...Vi siete mai chiesti quand’è stata la prima volta che avete sentito la parola felicità? Che qualcuno vi ha domandato se eravate felici, l’esatto istante in cui questo concetto è entrato nella vostra vita ed è diventato primario, fondamentale? Una specie di traguardo. Un orizzonte mobile, come quando sei al mare, e nuoti, nuoti, ma non arrivi mai. L’orizzonte sembra una riga avulsa ad ogni tuo tentativo di avvicinamento. Rammentate quando la felicità è diventata un dovere, uno dei tanti della vostra tabella di marcia, insieme a quello di lavarsi i denti e di mangiare le verdure?"

L’autrice conduce la propria indagine su un duplice binario: quello delle esperienze personali di ogni persona e quello delle varie teorie che nel corso del tempo hanno cercato di fornire una qualche risposta alla felicità dell’uomo e della donna.

L’indagine di Daniela Gambino si snoda lungo tredici capitoli (il primo è l’introduzione) e una conclusione, in cui si analizzano i vari aspetti che, secondo la concezione comune, sono indici di felicità: amore, sesso, denaro, bellezza, stabilità, cibo.

Uno degli aspetti interessanti di questo libro, a mio modo di vedere, è il fatto di avere alle spalle una lunga ricerca svolta anche in quei nuovi aeropaghi che sono i social network: si sente a ogni riga che Daniela Gambino ha cercato di capire cosa significasse per gli altri – ma prima di tutto per se stessa – essere felici. Lo confessa lei stessa:

"..Il concetto multiforme di felicità intorno a me dilagava: post sui social media, tipo Facebook, infestato da massime e frasi, un fiorire di app per smartphone, ricerche scientifiche di università sparse per il mondo, un festival. Ricette di felicità di qua e di là."

Per poi continuare:

..."Questo libro trabocca del mio amore per la lettura e per la letteratura, di tutte le voci che ho cercato e spiato prima di trovare la mia. Di tutto l’amore puro per una cosa tanto indefinibile e personale come il processo di scrittura. Dedico questo libro a quanti credono che non saranno più felici nella vita. Non sarà così, tornerà, la felicità, e a quel punto saprete riconoscerla e comportarvi di conseguenza (persino ignorarla se avete fatto dell’infelicità il vostro personale eden)."



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martedì 22 ottobre 2013

Letture 'Difficili'?! ... E invece no!


Non bisogna credere all’equazione “Great Writing=Hard Reading”, ovvero non è vero che la scrittura degli Scrittori con la S maiuscola voglia dire lettura difficile. Tutt’altro. Lo dice George Saunders, che la scrittura sa farla divertente e valida. Lui credeva a quell’uguaglianza. Poi ha letto Kurt Vonnegut, che gli ha dato un piacere viscerale, che usava un linguaggio colloquiale. E quando Saunders apriva e poi chiudeva il libro di Vonnegut e tornava alla vita, quella vita gli sembrava avesse un valore in più.

Scrivere in modo semplice richiede grossa consapevolezza e padronanza della lingua. O, come disse Hawthorne, “ciò che si lascia leggere facilmente presuppone uno sforzo di scrittura enorme”.
Hemingway, che non ha mai mostrato la volontà di mettere in difficoltà il lettore stilisticamente parlando, riscrisse il finale di Addio alle armi 39 volte, e quando una giornalista gli chiese perché, cosa l’avesse spinto a farlo, lui rispose in pratica: “Azzeccare le parole giuste”.


Cinque casi di grande scrittura e semplice lettura.


Narratore artigiano

L’attacco me lo dà un’attesa novità: Dieci dicembre. Il lavoro certosino che fa sì che un grande scrittore riesca a parlare con semplice lingua può accostarsi a quello che fa sì che un grande scrittore riesca a narrare ciò che vuole narrare in poche pagine. Proprio come Saunders, che quando scrive una short story c’è una cosa che non vuole fare: caricarla troppo d’idee che ha l’ansia di esprimere. Il suo merito, è stato detto, è che se alcuni con la lingua s’avvicinano al modo in cui le persone parlano, lui s’avvicina al modo in cui le persone pensano.
Altra autorità in fatto di semplicità: Alice Munro, che s’è presa il Nobel per la Letteratura una settimana fa. Questa bella signora canadese di 82 anni dice di non essere assolutamente un’intellettuale, e la traduttrice italiana Susanna Basso individua ciò che più è duro nel maneggiarla: non tradire la semplicità di linguaggio delle sue storie che toccano i nostri punti più elementari e comuni.
Yoram Kaniuk è israeliano, e dello Stato a cui appartiene ha visto la nascita cruenta. Da sempre munito di spirito critico nei suoi confronti, l’ha dipinto, quello Stato, in 1948. Ne ha dipinto la formazione. Perché sta nella newsletter di oggi? Perché 1948 è un gran romanzo che lo scrittore affida alla voce di un giovanissimo, gli dà i propri ricordi in strada e sul campo di battaglia, li traduce col linguaggio immediato di quel giovane, e non basta: ci aggiunge pure l’ironia.
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Cosa ti riserva la semplicità

Ora un genere e una materia. Il primo si fa di frasi semplici, di costruzioni piane e battute brevi, ma quando a crearlo è un grande scrittore dietro a tanta leggerezza di lettura ci sono grandi contenuti. Parlo del fumetto. E Luigi Bernardi ne era uno specialista. Dal fumetto passò alla narrativa, e qui ti presento il suo ultimo romanzo, Crepe, che s’insinua tra 5 inquilini di un palazzo bolognese.
La materia che chiamo in causa è la scienza. Ian Sample riesce a trasmetterla ai non addetti ai lavori (come me) ricordando che s’alimenta non di ricerche su ricerche soltanto, d’esperimenti e numeri, ma anche di storie quotidiane. E nell’addomesticare la scienza con la scrittura sa che è questo a cui deve puntare: un racconto che sia “corretto, chiaro e affascinante” insieme. Higgs e il suo bosone, per tornare al Nobel, ne è un esempio.

giovedì 17 ottobre 2013

" Dieci obiettivi in una gita " di Pasqualon Debora -** Incontro con l' Autrice **



Presentazione Libro
SABATO 9 NOVEMBRE, ORE 18,30
Piccola Libreria Andersen

" Dieci obiettivi in una gita "
di Pasqualon Debora
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... Immaginate che state per andare in gita a Parigi con la vostra classe e dovete fare una lista con degli obiettivi da raggiungere. Voi cosa scrivereste? Ne hanno ben dieci di obiettivi le due amiche del cuore inseparabili, Ilaria e Lisa che ce la metteranno tutta per raggiungerli. Se poi ci vanno di mezzo anche dei bizzarri sogni sarà senz'altro la gita più bella delle medie.

*Età di lettura: da 12 anni. 











.. La giovanissima Debora Pasqualon ha un grande desiderio: sin da piccola infatti il suo sogno più grande è quello di poter pubblicare un libro.. Il suo sogno si realizza nel 2012, quando a soli 14 anni scrive e pubblica 'DIECI OBIETTIVI IN UNA GITA' ; una storia delicata e giovanile,che parla di amicizie intense, teneri amori sullo sfondo di una magica Parigi...

sabato 12 ottobre 2013

Vicini di casa....

Se mentre stai facendo una cosa che devi fare pensi: “Ok, porto fuori il gatto dei vicini assieme all'immondizia, faccio una corsa a fare un prelievo in banca e in 10 minuti torno così sono a posto e posso preparare la torta per la cena di stasera.." e abiti in un quartiere in cui dimorano altri esseri umani oltre a te, non dimenticare che stai trascurando un possibile imprevisto che farà diventare quei 10 minuti trentacinque: il vicino che torna a piedi dal supermercato di zona (se non c’è alcun supermercato in zona, non importa. Starà tornando a piedi da qualche altro posto). Il vicino ti avvicinerà ponendo attenzione al gatto (come al solito), la sposterà su di te, avrà voglia di parlare mentre continuate a camminare. E ti dirà dei suoi cani deceduti, del gatto sbranato dal cane dirimpettaio, ti chiederà che lavoro fai e dove lo fai, non capirà e allora farà altre domande, inizierà a capire e vorrà approfondire, ti racconterà di quel parente che “lavora col computer” e non esce mai, ti metterà in guardia da un simile rischio, dal parente passerà al figlio e allora tornerà a parlare di cani, per dirti di quella volta che una delle tre cagne del suddetto figlio, per gelosia delle altre, si è avventata su di loro, ha mancato il bersaglio, e ha azzannato un dito del figlio “strappandogli un’unghia”.

Tutto questo m’è successo ieri mattina, e ho ancora la faccia contratta all’idea dell’ultimo dettaglio...! 

 Andiamo con cinque libri in cui s’incontrano i vicini.


 
Quartieri interi

Sappiamo dei diverbi che nascono per presenza in condominio di animali. Pensa se uno si mette in casa un maiale. Poi c’è da aggiungere una questione, a proposito di Magari fossi un’onda : il maiale, in quella città dell’Angola in quel periodo, è un animale che non va bene, è un atto di disobbedienza a chi governa. Ne nasce un romanzo che fa della comicità, che riesce a esser continua e mai scadente, la chiave più mordace per narrare di un Paese.

Jonathan Lethem ha fatto luce non su un Paese ma su un quartiere. Quello in cui è cresciuto, a Brooklyn, quando la divisione bianchi-neri era stridente. La fortezza della solitudine narra questo tipo di vicinato, e quella dimensione interiore, di quando sei bambino ed esci con gli amici del quartiere, i pomeriggi sono infiniti, e ci sono amicizie che non hai neanche il sospetto possano finire. Poi la musica, le droghe, i fumetti. Ma pure tanto altro, davvero.

Cosa succede in Pioggia nera te lo spiega un bambino. O meglio, i ricordi di un adulto di quand’era bambino, abitava in un piccolo bilocale, era costretto a dividere lo spazio con un essere odiato, guardava dalla finestra una piazza in cui ne succedevano di ogni, e captava gli occhi del bambino che viveva di fronte, in una casa, si scoprirà, coi suoi bei problemi. È un romanzo magnificamente costruito da Simenon, che fa ballare chi legge da un punto di vista all’altro, e da un lato all’altro della strada.


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Restringiamo il campo

Scendiamo a due vicini soltanto. Malamud ci ficca in una palazzina che sta per essere distrutta, ci mette a fianco uno scrittore, apparentemente unico rimasto perché ha da terminare il suo terzo romanzo, poi ci fa sentire il ticchettare di una seconda macchina da scrivere. Gli inquilini sono due, uno bianco l’altro nero, entrambi figure umane tenaci che non abbandonano i piani. Ciascuno premendo su se stesso, invischiando l’altro, in quello spazio deserto in cui si sono arroccati.

Marina Palej, scrittrice russa, ha reso il tutto ancora più ristretto: abbiamo un unico appartamento e due coinquilini. Mike e Klemens . Mike che ospita Klemens, e poi se ne invaghisce, come un maniaco, lo segue, lo aspetta, lo fotografa. Ma l’altro nelle foto non viene bene, come fosse un fantasma o un’entità non umana. Ci viene il dubbio allora che qualcosa non quadri. Chi è ‘sto benedetto Klemens? La Palej è brava a incastrare le storie, a passare dall’alto al basso nei toni e negli scenari, e a seguire il delirio di Mike e il mistero di Klemens.

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venerdì 11 ottobre 2013

Ottobre.. Piovono Foglie e Libri ***


... Fa più freddo, fa buio prima, si prendono raffreddori e mal di gola perché non ci si copre abbastanza, alcuni s’impigriscono un po’, altri perdono i capelli. Quest’incoraggiante scenario per dire che è cambiata la stagione, con ottobre siamo in pieno autunno, e io ovviamente sforno 15 libri consigliati, che con tutto questo hanno a che fare, ma anche no. Vediamo i primi 5 libri...




* Io sono leggenda, Richard Matheson: Il libro in questione, sia chiaro, con Will Smith non ha niente a che fare. Si annovera a ragione tra i più riusciti romanzi che giocano sull’idea di base per cui gli esseri umani si ritrovano a vivere loro malgrado in un mondo orrendo e ostile che li mette strenuamente alla prova. Matheson ha sviluppato l’idea in tal modo: un’epidemia che trasforma radicalmente l’intero genere, e un uomo, solo, che resta umano come lo siamo noi in questo momento.

* Il popolo dell’autunno, Ray Bradbury: La ragione per cui c’è anche Bradbury è semplicemente la stagione in cui siamo ormai immersi, e che campeggia nel titolo: l’autunno. Tra l’altro, a rafforzare la concomitanza di tempi, è ottobre anche nel libro.
Bradbury si è sempre dato da fare per creare affascinati realtà diverse dalle nostre che fuoriuscissero dalle logiche della realtà nostra. Ci è riuscito bene, lo sappiamo, a partire dal noto Fahrenheit 451. Ci è riuscito magnificamente anche con questo popolo autunnale, dove sono la magia, l’horror, e l’irrazionalità che per noi magia e horror comportano a farla da padroni.


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Si dice che, con il finire dell’estate e il diminuire delle temperature, aumenti la voglia di mangiare. Allora andiamo con 2 libri su cibo e cucina...




 * Inzuppiamoci!Katia Brentani: zuppe e autunno sono un connubio perfetto. Ho scelto questo libro per il bell’abbinamento detto e perché non si limita a essere un libro di ricette. Innanzitutto uno sguardo alla gloriosa storia della zuppa, che non è mancata neanche agli antichi. Poi attenzione alle storie popolari, che con la cucina vanno sempre a braccetto. Aggiungiamoci i tipi, i generi di zuppa esistenti, alcuni difficilmente sentiti nominare. E poi, siccome non viviamo solo di parole, passiamo alle ricette. Basta a parlà, e pensamo a magnà.

* La cucina di Bahia, Jorge Amado e Paloma Jorge Amado: grande scrittore sudamericano (lo “conobbi” con Dona Flor e i suoi due mariti, consigliatomi dal mio professore di liceo), Jorge Amado, che alla cucina non ha mai riservato un ruolo di second’ordine nei suoi romanzi. Paloma è sua figlia, che ha pensato bene di raccogliere la cucina disseminata dal padre con la penna. E abbiamo perciò un libro in cui a guidarci nell’operare sul tavolo da cucina è uno scrittore che del cibo ha fatto una passione.
Nella Cucina di Bahia ritroviamo i piatti che i personaggi di Amado hanno preparato e consumato, piatti tipici del posto, qua raramente sentiti nominare, come il vatapà, o piatti più comuni, come un buon cosciotto al forno.


* La vita della nostra mente, Edoardo Boncinelli: che di genetica Boncinelli possa parlarne, non c’è dubbio. Che lo faccia riuscendo non solo semplice ma anche coinvolgente, magari uno non lo sa e può capirlo con questo libro. Che ci succede nel corso della vita, parlando di cervello? Com’è appena nasciamo, e come cambia nel tempo? Cosa ci manca da neonati, di cosa ci muniamo crescendo? E che c’entra una delle nostre cose che più sembrano sfuggire alla scienza, cioè l’innamoramento, con lo sviluppo strettamente biologico del cervello? Ecco, Boncinelli racconta tutto questo, e pure di più.

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sabato 5 ottobre 2013

Tribù, squadre e gruppi di... Librofili...

Ieri sera ho partecipato alla presentazione del libro di Mariapia Veladiano 'Il tempo è un dio breve'.. L' incontro con l'autrice rientra nel Progetto  ' OTTOBRE, PIOVONO LIBRI ..A MAROSTICA' , ed è stato bello vedere quante associazioni culturali e amanti di libri hanno aderito a questa Manifestazione.. Un bellissimo Gruppo di appassionati.. 

La recensione di oggi parla proprio di:
 Squadre e Tribù...



Squadre piccole o immense

È di un italiano, giovane, la prima squadra da schierare. Giuseppe Rizzo è siciliano e della Sicilia ha scritto, con uno scopo: far fuori i luoghi comuni che la dipingono. Così, in Piccola guerra lampo per radere al suolo la Sicilia, tre trentenni inviperiti dall’ennesimo fattaccio fanno gruppo contro “le minchiate”, contro il silenzio e i pidocchi, che sono i mafiosi, e chi se li tiene. E non s’intimoriscono neanche nel demolire Camilleri, Il Gattopardo e Pirandello.
È di un altro italiano, stavolta padovano, la seconda squadra in campo. Matteo Righetto ha sempre avuto il debole per la capacità del western di essere amorale e bestiale e allo stesso tempo ironico e a volte comico. Così ha scritto Bacchiglione Blues, dove c’è da liberare una donna da tre delinquenti, e a farlo non è altro che un team di banditi, seguendo una scrittura veloce che mischia thriller, western, pulp e noir. In un Nord Est asprissimo.
Non è di un italiano, ma di un bulgaro, la terza squadra messa in ballo: Georgi Gospodinov. In Fisica della malinconia un giovane è colpito da “empatia patologica”, ovvero riesce a sentire, veramente, le sensazioni degli altri, che si tratti di un insetto, suo padre o sua madre mentre lo sta partorendo. Che succede? Succede che alla fine, attraverso di lui, lo sentiamo pure noi tutto quello che sentono gli altri. E si arriva al punto che diventiamo un po’ un tutt’uno tutti quanti. Una grossa, una squadra immensa.


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Robe da tribù

Ora stiamo in tribù. Crow è il nome di quella d’indiani d’America che tuttora sopravvive nel Montana. Pretty Shield fu una di loro. Frank B. Linderman, che di quei luoghi imparò a essere habitué, la intervistò, attraverso il linguaggio dei segni, e ne scrisse la biografia. L’infanzia minimale e naturale tra i bisonti, i compiti e i figli numerosi, la per noi ignota attività da guaritrice, per la quale i membri della sua tribù la ricambiavano con cibo, tabacco, o denti d’alce. E poi la fine, o quasi, di tutto.
Nei Pensieri selvaggi a Buenos Aires di Arbasino, le tribù invischiate sono quelle dell’Amazzonia di cui scrisse Lévi-Strauss in un famoso saggio. È stato questo il punto di partenza del suo viaggio in Sud America nel 2008, di cui questo libro è il diario. Se circa settant’anni prima cozzavano popolazioni indigene e ricconi metropolitani ostentatori, nell’America Latina di Arbasino troviamo decadenza generale, riti mondani, riferimenti culturali, un dialogo con Borges, e la garanzia dell’occhio arguto dell’autore.




venerdì 4 ottobre 2013

IL CANTO DEI GRILLI CHE TOGLIE I PENSIERI... Le Poesie di Sergio G. Mocellin- Incontro con l' Autore




Le Poesie di SERGIO G. MOCELLIN
Incontro con l' Autore
Giovedì 17 Ottobre 2013 ore 20,30 

*** 
Come può la poesia stimolare sentimenti ed emozioni sempre
nuove e sorprendenti?

La risposta in questo libro la dà Sergio donandoci non semplici
parole ma profondo sentire.
Lo sguardo attento e a volte religioso posto sulla realtà e il
suo divenire, ci conduce in queste pagine a riappropriarci di
suoni, colori, profumi che convengono al cuore dell’uomo.
Arrivano all’anima queste parole e all’anima ricordano cosa
vada assaporato nella vita: un silenzio, un tramonto o una
timorosa margherita.
Con le proprie riflessioni l’autore transita il muro dell’ipo-
crisia e del perbenismo interrogandosi, a volte col sorriso,
riguardo il progresso, internet e persino i ruoli assunti da
uomini e donne nel gioco di coppia.
Se queste poesie muovono l’interesse, la curiosità, il piacere
e la tenerezza di un mondo che appartiene ad ognuno di
noi, allora, leggiamole, piano, una alla volta, lasciando che
ridestino le nostre stesse emozioni per ritrovarsi ad ascoltare
anche noi “il canto dei grilli che toglie i pensieri”.

Michela Salvato


Sergio Giovanni Mocellin nasce a Bassano del Grappa il 18 gennaio del 1946.Ha iniziato a scrivere le sue prime poesie in terza media. Ed ha scritto fino a quasi trent’anni. Poi fino ai sessanta più nulla. L’opera giovanile è andata quasi completamente e senza rimpianti perduta. Ha ripreso a scrivere circa sei anni fa.Il libro 'll canto dei grilli che toglie i pensieri' è frutto di quest’ultimo, periodo.Da alcuni anni è membro del gruppo “Amissi de ‘a poesia Aque slosse” di Bassano del Grappa.

  

giovedì 3 ottobre 2013

Vecchi & Nuovi... Recensioni di Ottobre..




* Voglio solo ammazzarti, Stefano Piedimonte: l’autore è giovane e questo è il suo secondo romanzo. Il primo, Nel nome dello Zio, vedeva protagonista appunto lo Zio, boss della camorra. Voglio solo ammazzarti ce lo fa ritrovare, però in carcere. Per poco, a dir la verità, visto che, nonostante se la passi più che bene lì grazie ai soldi che ha, decide di evadere per trovare chi ha avuto la cattiva idea di tradirlo.
Piedimonte scrisse questo secondo episodio dello Zio prima ancora che il primo venisse pubblicato, perché sentiva che quel personaggio aveva ancora da dire e fare qualcosa.

Qual è la caratteristica principale dei libri e del pensiero di Stefano Piedimonte? L’ironia, per la convinzione che della camorra, oltre che parlarne (che sia attraverso un saggio o un romanzo fatto di sola finzione), bisogna riderne, perché “i boss sono spesso personaggi ridicoli, goffi, che non hanno nulla di eroico né di affascinante, anzi si prestano molto di più a essere parodiati piuttosto che mitizzati”. E ancora: “La considerazione di cui godono questi personaggi è basata tutta sul timore che infondono ma se si riesce a far capire che oltre a essere capaci delle più basse nefandezze sono anche dei coglioni sarà anche più facile non subirne alcuna fascinazione”.

* Vedo, l’ammazzo e torno, Marco Giusti: sottotitolo Diario critico semiserio del cinema e dell’Italia di oggi. Ed è così, cioè il nuovo libro di Marco Giusti, che è noto soprattutto come autore televisivo di programmi quali Blob e Fuori Orario, e critico cinematografico piuttosto diretto e dal linguaggio per niente elitario, il nuovo libro di Marco Giusti, dicevo, si muove tra le sale cinematografiche dell’intera penisola (raccontandoci anche i tragitti improbabili per arrivarci), tra i film dell’ultimo periodo che il cinema ci ha offerto, e da qui arriva a un ritratto impietoso dell’Italia che vi gravita attorno.

*Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Enrico Brizzi: non ha bisogno di tante presentazioni. Romanzo d’esordio di Brizzi, romanzo che narra la sete di evasione di un diciassettenne bolognese dagli schemi a cui l’ambiente sociale in cui è nato e vive lo richiama. E poi quello che si ha da diciassettenni: la cotta, certe droghe, la scuola, entusiasmo per la scoperta di canzoni, libri e film.

-*Aldilà del tendone, Max Maestrello: per l’editore Zandegù, Maestrello ci porta in un luogo insolito: il cimitero dei circensi che si trova a Bussolengo, alle porte di Verona.
C’è da tranquillizzarsi: il racconto è tutt’altro che funebre. Ha note liriche a tratti, e pure divertenti.


*Tre romanzi firmati Simenon:

 L’angioletto: al centro un bel personaggio, un bambino che ha la passione dell’osservazione, in particolare di cose a cui gli altri, invece, tendono a dare poco importanza. È un bambino abituato ad avere in faccia miseria e sessualità sin da piccolissimo. Poi cresce, e diventa un pittore 

La casa sul canale: la protagonista ha 16 anni, l’infanzia, lei, l’ha già passata. E con l’infanzia alle spalle subentrano atteggiamenti e voglie un po’ torbidi, a volte lascivi, che in chi le sta intorno scatenano sensazioni e reazioni fosche e magari violente 
Pioggia nera: è un bambino a parlarci, ma il centro d’attenzione si sposta ben presto, e più volte, creando un romanzo che si affaccia su più mondi esterni e interiori, fino a far ricongiungere i pezzi che ha via via trattato. Tra un fanciullo da un lato della strada, un altro dall’altra, una zia che provoca repulsione, e un mistero che appartiene a una casa.

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