martedì 22 ottobre 2013

Letture 'Difficili'?! ... E invece no!


Non bisogna credere all’equazione “Great Writing=Hard Reading”, ovvero non è vero che la scrittura degli Scrittori con la S maiuscola voglia dire lettura difficile. Tutt’altro. Lo dice George Saunders, che la scrittura sa farla divertente e valida. Lui credeva a quell’uguaglianza. Poi ha letto Kurt Vonnegut, che gli ha dato un piacere viscerale, che usava un linguaggio colloquiale. E quando Saunders apriva e poi chiudeva il libro di Vonnegut e tornava alla vita, quella vita gli sembrava avesse un valore in più.

Scrivere in modo semplice richiede grossa consapevolezza e padronanza della lingua. O, come disse Hawthorne, “ciò che si lascia leggere facilmente presuppone uno sforzo di scrittura enorme”.
Hemingway, che non ha mai mostrato la volontà di mettere in difficoltà il lettore stilisticamente parlando, riscrisse il finale di Addio alle armi 39 volte, e quando una giornalista gli chiese perché, cosa l’avesse spinto a farlo, lui rispose in pratica: “Azzeccare le parole giuste”.


Cinque casi di grande scrittura e semplice lettura.


Narratore artigiano

L’attacco me lo dà un’attesa novità: Dieci dicembre. Il lavoro certosino che fa sì che un grande scrittore riesca a parlare con semplice lingua può accostarsi a quello che fa sì che un grande scrittore riesca a narrare ciò che vuole narrare in poche pagine. Proprio come Saunders, che quando scrive una short story c’è una cosa che non vuole fare: caricarla troppo d’idee che ha l’ansia di esprimere. Il suo merito, è stato detto, è che se alcuni con la lingua s’avvicinano al modo in cui le persone parlano, lui s’avvicina al modo in cui le persone pensano.
Altra autorità in fatto di semplicità: Alice Munro, che s’è presa il Nobel per la Letteratura una settimana fa. Questa bella signora canadese di 82 anni dice di non essere assolutamente un’intellettuale, e la traduttrice italiana Susanna Basso individua ciò che più è duro nel maneggiarla: non tradire la semplicità di linguaggio delle sue storie che toccano i nostri punti più elementari e comuni.
Yoram Kaniuk è israeliano, e dello Stato a cui appartiene ha visto la nascita cruenta. Da sempre munito di spirito critico nei suoi confronti, l’ha dipinto, quello Stato, in 1948. Ne ha dipinto la formazione. Perché sta nella newsletter di oggi? Perché 1948 è un gran romanzo che lo scrittore affida alla voce di un giovanissimo, gli dà i propri ricordi in strada e sul campo di battaglia, li traduce col linguaggio immediato di quel giovane, e non basta: ci aggiunge pure l’ironia.
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Cosa ti riserva la semplicità

Ora un genere e una materia. Il primo si fa di frasi semplici, di costruzioni piane e battute brevi, ma quando a crearlo è un grande scrittore dietro a tanta leggerezza di lettura ci sono grandi contenuti. Parlo del fumetto. E Luigi Bernardi ne era uno specialista. Dal fumetto passò alla narrativa, e qui ti presento il suo ultimo romanzo, Crepe, che s’insinua tra 5 inquilini di un palazzo bolognese.
La materia che chiamo in causa è la scienza. Ian Sample riesce a trasmetterla ai non addetti ai lavori (come me) ricordando che s’alimenta non di ricerche su ricerche soltanto, d’esperimenti e numeri, ma anche di storie quotidiane. E nell’addomesticare la scienza con la scrittura sa che è questo a cui deve puntare: un racconto che sia “corretto, chiaro e affascinante” insieme. Higgs e il suo bosone, per tornare al Nobel, ne è un esempio.

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