giovedì 7 marzo 2013

Di Martha, di orologi e di tempo che passa...



Siamo a Marzo.
Ho letto da qualche parte che questo mese segna i primi 40 del primo disco di Tom Waits, 'Closing Time'. Non appena ho scoperto di quest’anniversario, mi è tornato in mente che nell' album c’è una canzone che mi piace tanto: 'Martha', in cui "Old Tom Frost” telefona a un suo vecchio amore, un amore finito per qualche motivo (che fosse un buon motivo o meno) proprio dopo 40 anni. 
Mi son chiesta se Tom Waits abbia mai pensato, mentre scriveva Martha, anche solo per un attimo, a come sarebbe stato lui quarant’anni dopo. Beh, eccoli arrivati, i famosi 40 anni dopo.
Il secondo fatto mi è accaduto a distanza di poche ore, ho  preso in mano 'Watchmen', un fumetto che consiglio: ho letto un capitolo dedicato interamente alle date, al tempo scandito, e agli orologi


Capitolo chiuso da una frase di Einstein: 
“La conquista dell’energia atomica ha cambiato tutto tranne il nostro modo di pensare… La soluzione a questo problema risiede nel cuore dell’umanità.
 Se solo lo avessi saputo avrei fatto l’orologiaio”.

Libri su  orologi e tempo: la recensione di oggi è dedicata a loro
.

***

Scandiamolo!

Comincio in tema con Martha: gli anni passano, tu lasci che passino, e ti riaffacci su di loro solo dopo che sono passati. Perché non si è fatto questo? Perché abbiamo lasciato quest’altro? Il tempo invecchia in fretta, dice Tabucchi, citando Crizia. Lo sa la donna che si ritrova senza figli, lo sa lo scrittore che ha messo troppo poco il naso fuori dal suo studio. Lo sanno tutti gli altri personaggi di questi bei racconti.

Proseguo con ciò che al tempo dà una forma riconoscibile. L’orologio. Simenon scrisse un libro, ben diverso dai gialli per cui più è conosciuto, dedicato a un uomo che di mestiere fa quello che Einstein avrebbe voluto fare col senno di poi: l’orologiaio. Ma non è il solo aspetto per cui il tempo è protagonista nell’Orologiaio di Everton. Lo è anche per il ripetersi di uno stesso identico fatto a 15 anni e mezzo di distanza, e lo è, visibile, in una foto che l’orologiaio osserva a un certo punto della storia.


Poi c’è il pendolo, che a proposito di tempo presenta questa qualità: l’isocronismo. Cioè, in poche parole, le sue oscillazioni impiegano tutte esattamente lo stesso lasso di tempo a compiersi. Se parliamo di pendolo viene in mente quasi automatico quello di Foucault, e in un attimo quello di Eco. Il pendolo di Foucault è un romanzo con facce diverse, che racconta i Templari, l’occultismo, la magia, presunti complotti, e si prende gioco, divertendo, di alcuni di questi.

Di data in data

Infine, qualche data. Nel 1932 s’incontrano a Copenaghen i maggiori fisici del momento. Cade un anniversario quell’anno: sono passati 100 anni dalla morte di Goethe. Come celebrano gli scienziati? Inscenando una parodia del Faust, nome del poema e dell’uomo che vende l’anima al diavolo in cambio di tutta la conoscenza del mondo. Gino Segrè in Faust a Copenaghen ci racconta questi fisici, così “diversi l’uno dall’altro come i membri di qualsiasi gruppo: ci sono i socievoli e gli introversi, i donnaioli e i fedeli, i girovaghi e gli stanziali. Alcuni erano astemi, altri bevevano troppo”.

Nella Casa degli incontri di Martin Amis si viaggia nel tempo col protagonista che narra: dal 1946, quando arrivò in un Gulag, al 1956, quando suo fratello uscì trasformato dalla cosiddetta “casa degli incontri”, al 2004, che è l’anno in cui la Russia la guarda da lontano, e riconsidera gli avvenimenti: “dopo aver radunato i fatti (..) mi sono ritrovato davanti a un informe mucchietto (…) Così ho cercato di dargli una sia pur minima configurazione”.


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