martedì 9 luglio 2013

Magici 5 sensi...


Non so neanch’io come ne vengo a conoscenza. Di notizie del calibro di quella che sto per comunicare, intendo. 
Hanno fatto un profumo che si chiama Eau de MacBook Pro. (?!!)
In pratica il profumo di un MacBook Pro appena aperto. L’hanno fatto gli australiani dell’Air Aroma, un’azienda che si occupa di creare e ricreare fragranze. Per riuscirci hanno inviato un MacBook Pro Apple mai aperto al loro laboratorio francese, e qui un team di maestri profumieri professionisti ha monitorato a livello olfattivo ogni passaggio dell’apertura della scatola. Non sono pazzi, gli è stato chiesto. E non gli è stato chiesto da pazzi ma da tre artisti di Melbourne che stavano preparando una mostra sull’era digitale e sulle nuove tecnologie: la fragranza va infusa nelle stanze ad accompagnare i visitatori.
Perciò, no, mi dispiace, Eau de MacBook Pro non lo troverai in commercio, non potrai spruzzartelo ai polsi.
Intanto, però, ci ha fornito il tema della recensione di oggi: 

i cinque sensi. 

 
Allegoria dei cinque sensi ;Studio of VOS Marten (Maerten, Martin) de, 1532-1603 (Flanders)


Dall’alto
Procediamo scendendo lungo gli organi che ai sensi danno forma visibile. Si parte dalla vista, o meglio dalla sua mancanza. Bolaño ha scritto Un romanzetto lumpen dove c’è un vecchio culturista che è finito non solo solo, ma anche cieco. E può essere un problema se rientri nella rete di tre giovani dalle pessime intenzioni. Tre giovani, dicevo: due uomini e una donna, Bianca, che la tendenza a assecondare certi sensi ce l’ha piuttosto avanzata.
Passiamo per le orecchie, a quell’udito con cui diamo un senso alla parola rumore. Non però al “rumore bianco“, perché è solo un concetto, nella realtà non esiste. Nonostante questo Don DeLillo è riuscito a intitolarci un capolavoro, che parte dalla vita familiare di Jack e Babette e arriva alla catastrofe inaspettata che costringe tutti a frettolose fughe, diffonde droghe anti-paura e mette i coniugi di fronte alla concretizzazione della loro paura peggiore.
Arriviamo al naso, dall’enorme potenziale di rovinare interi visi. Se però si nasce con un viso da cane, diciamo che il naso è l’ultimo dei problemi. Anzi, tutt’al più si può vantare un olfatto senza pari. L’assurda combinazione di animale e umano accade in Testa di cane: “A due anni, la testa di Edmond assunse la sua forma definitiva: era una testa di spaniel con lunghe orecchie penzolanti (…) Per il resto, era fatto come un comunissimo essere umano.”

  
Finiamo con le mani
Infine, s’assaggia e si tocca. Italo Calvino aveva progettato un libro di 5 racconti, uno per ogni senso. Purtroppo ne abbiamo solo tre. Due su olfatto e udito; il terzo, Sotto il sole giaguaro, dà il titolo alla raccolta e associa gusto e sesso. Perché c’è una coppia di sfortunati amanti che amarsi fino in fondo non può, e il modo escogitato per compensare si regge proprio sul senso del gustare.
Infine un uomo che i sensi deve averli tutti acuti per far bene il suo lavoro, e il suo lavoro lo fa bene, se è ancora il più famoso detective della letteratura di tutti i tempi. Sherlock Holmes ha la logica abile di chi le informazioni che i sensi gli passano riesce ad armonizzarle secondo i propri scopi. E ha un gran tatto, con quelle “mani, invariabilmente macchiate d’inchiostro e di scoloriture provocate dagli acidi”.


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